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Testimoni di misericordia     

ppChiesa missionaria, testimone di misericordia è il tema della 90° Giornata missionaria che celebreremo il 23 ottobre16.

Era il 1926 quando Pio XI indisse la prima Giornata missionaria mondiale, sensibile all’urgenza della Chiesa di “uscire” per arrivare ai lontani, a quanti non erano stati raggiunti dal messaggio cristiano; un messaggio che avrebbe dato loro la possibilità di conoscere quanto grande è l’amore di Dio per l’umanità – per ogni uomo e ogni donna – nel ridare loro la dignità di figli di Dio attraverso la redenzione operata dal Cristo. I messaggi che i Pontefici hanno offerto alla cristianità mettono a fuoco l’importanza e l’urgenza della “missione ad gentes”, di suscitare nuovi missionari – sacerdoti, religiosi e laici – perché varchino monti e solchino mari per annunciare il messaggio evangelico nei vari Continenti: nelle nazioni europee, in Asia, in Africa, in America, in Australia, in Oceania.

Nell’alveo del Giubileo

Quest’anno la Giornata assume una connotazione particolare, essendo inserita nel grande Giubileo straordinario, il Giubileo della misericordia. La missione è una immensa opera di misericordia, sia corporale che spirituale; un’opera che obbedisce a un imperativo del Cristo: “Andate e annunciate a tutte le genti la Buona Novella”. Un’opera che è tanto più urgente quanto maggiori sono gli scenari di guerra, di mancanza di libertà, di ignoranza religiosa.

La Chiesa, che ha ricevuto da Cristo il mandato di essere testimone e trasmettitrice della redenzione – e quindi della misericordia di Dio – è la prima missionaria. Essa si prende cura di tutti gli uomini e di tutti i popoli, perché desidera che tutti “siano salvi e giungano a fare esperienza dell’amore di Dio”. Nessun discepolo di Cristo può esimersi dalla missione di annunciare il Vangelo, di illuminare le culture con la luce del Vangelo, di uscire perciò dal proprio ambito culturale e sociale per arrivare a chi è assetato e affamato di verità, di giustizia e di pace, perché tutti i popoli hanno diritto a conoscere il Vangelo, la verità su Gesù, sul messaggio che egli ha lasciato all’umanità. “Siamo tutti invitati ad `uscire´- scrive papa Francesco – come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana”.

Uscire verso orizzonti sconfinati

La Chiesa è stata la prima a “uscire” dalla Palestina per spingersi fino alle regioni più remote e annunciare al mondo che il Messia promesso da Dio e annunciato dai Profeti, si è incarnato e ha pagato il riscatto del peccato umano attraverso il dono di sé. Evangelizzare è il comando di Gesù agli apostoli e ai discepoli. Un mandato sempre attuale, non legato al tempo e allo spazio, che raggiunge i nuovi apostoli e discepoli del Maestro: sacerdoti e laici, religiosi e religiose. Attraverso i missionari, gente intrepida e dal cuore pieno di amore per Dio e l’umanità, la tenerezza e la misericordia di Dio raggiungono uomini e donne, popoli di ogni continente, lingua, cultura e religione. Essi partono fidandosi di Dio, per essere ‘un seme’ in terra straniera; si incarnano nel deserto della ingiustizia e della violenza per trasformarlo in oasi, illuminandolo con la luce del Vangelo; amano con l’amore di Cristo, vedendo in ogni persona il volto di Dio.

Il mondo ha bisogno di missionari. Anche oggi, scrive papa Francesco, “siamo tutti invitati ad uscire, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana”.

La Chiesa ha bisogno di persone che sentano fame e sete della missione, che vivano l’essere missionari come esigenza dell’andare, dell’uscire dal proprio habitat, dalla visione miope dell’esistenza, che testimonino la bellezza dell’essere messaggeri della parola di Cristo, che irradino fraternità e amore, che si facciano altoparlanti di Dio agli uomini e alle donne del loro tempo.

La donna, la chiesa, la missione

Nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale il Pontefice non ha deluso quanti/e attendevano una sua parola sulla presenza/ruolo della donna nella chiesa: come laica, come religiosa, come missionaria. Quante hanno lasciato tutto per portare il messaggio del Vangelo a nazioni e popoli lontani, ignari della bellezza del dono di Dio all’umanità, spesso vittime di violenze e di ingiustizie! Quante di loro hanno “pagato con la propria vita” il loro essere missionarie, il loro impegno per l’educazione e formazione dei bambini e dei giovani, per aver denunciato ingiustizie, per aver annunciato l’uguaglianza e i diritti di tuti gli uomini – uomini e donne – per aver educato alla libertà e alla responsabilità. Sono state e sono le vere diaconesse della Chiesa, “segno eloquente dell’amore materno di Dio”. Quante di loro sono state dei fari luminosi, lungo la storia della Chiesa: in famiglia, in parrocchia, nell’impegno lavorativo e vocazionale! Non si tratta solo di missionarie, ma anche di quante, pur rimanendo nella loro terra di origine, hanno illuminato con la testimonianza di una vita donata, la bellezza di essere cristiani, della legge dell’amore.

Scrive papa Francesco: “Le donne, laiche o consacrate, e oggi anche non poche famiglie, realizzano la loro vocazione missionaria in svariate forme: dall’annuncio diretto del Vangelo al servizio caritativo…. Accanto all’opera evangelizzatrice e sacramentale dei missionari, le donne e le famiglie comprendono spesso più adeguatamente i problemi della gente e sanno affrontarli in modo opportuno e talvolta inedito: nel prendersi cura della vita, con una spiccata attenzione alle persone più che alle strutture e mettendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nel costruire armonia, relazioni, pace, solidarietà, dialogo, collaborazione e fraternità, sia nell’ambito dei rapporti interpersonali sia in quello più ampio della vita sociale e culturale, e in particolare della cura dei poveri”.

Anna Pappalardo, fsp