Un presidente latino americano è il vincitore del premio Nobel per la pace 2016. Precisamente Juan Manuel Santos, già giornalista e economista prima di fare politica in prima linea, come ministro della Difesa nel 2006 e di assumere la guida della Colombia il 7 agosto del 2010.
Il premio ha una sua specifica motivazione: l’accordo raggiunto con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), una organizzazione ritenuta responsabile di migliaia di morti, rapimenti e milioni di sfollati. Un’intesa non facile anche perché non assecondata dal popolo che in un referendum del 2 ottobre scorso ne aveva bocciato l’attuazione. Egli – si legge nella motivazione – ‘ha saputo mettere fine ad una guerra civile lunga più di 50 anni e che è costata la vita ad almeno 220.000 persone’…. E mentre si fa memoria degli “sforzi tenaci” di lui è doveroso ammettere che “il riconoscimento deve essere visto come un omaggio al popolo colombiano che, nonostante grandi difficoltà e abusi, non ha mai perso la speranza di una pace giusta, e a tutte le parti che hanno contribuito al processo di pace”. Da Oslo aggiungono: “sottolineiamo proprio l’importanza che Santos guidi ora un più ampio dialogo, per una nuova stretta di mano che trovi basi ampie e quindi maggiore sostegno. Esortiamo tutte le parti, tutti i partiti, a dare il loro contributo”. Il vincitore stesso ‘sopraffatto, molto grato e sorpreso’ ha commentato che “il premio è sommamente importante per il futuro del processo di pace” del suo Paese.
Ci si augura da tutti, come ha sostenuto lo stesso presidente, che si continui a lavorare ‘nel solco del negoziato, del dialogo, dell’incontro con le Farc’ perché ‘il 2 ottobre è stato bocciato un accordo, ma non il processo di pace’. “Alle armi non si torna”. lo hanno ammesso anche le Farc con tutta chiarezza. La logica dello scontro, della chiusura, della mutua distruzione, del mutuo azzeramento ha come obiettivo aggiungere ingiustizia ad ingiustizia, sopraffazione a sopraffazione; pertanto non serve, non include mai risposte positive. L’unica logica valida nella relazione umana è quella dell’incontro possibilmente benevolo, paziente, misericordioso. (B.M.)