Cura e animazione delle sorelle anziane
Proposta formativa in tre moduli per Religiose responsabili di comunità di Suore anziane
Nei giorni 25 e 26 ottobre, presso la sede di Via Zanardelli, si è realizzata la prima tappa del corso: “Cura e animazione delle Sorelle anziane” organizzato dall’USMI Nazionale (Ambito Pastorale) in stretta collaborazione con la Charis[1] .
Il primo tema “PRENDERSI CURA” è stato affrontato da padre Mario Longoni, religioso Betharramita che ha messo in rilievo alcune “parole chiave” che sostengono la motivazione alla cura partendo dalla sua esperienza di 25 anni in una casa famiglia per malati AIDS.
Le “parole chiave” raccontate con l’esperienza della vita, sono state le seguenti: 1. “Il tempo si è fatto breve” (restituire alla persona la possibilità di vivere pienamente ciò che è, con dignità e libertà); 2. “Il senso dell’esistenza è nell’istante” (in un istante di profondità si possono redimere anni di non senso); 3. “Il tempo della Grazia e del Grazie” (anche la sofferenza è il tempo della Grazia e nel quale si deve dire “grazie”); “La vera cura è la com-passione” (essere capaci di coinvolgimento, com-presenza, con-dolersi con chi soffre); 5. “Ma chi cura chi?” (il dolore dell’altro non è estraneo alla mia persona: chi cura è anche “curato” dal sofferente); 6. “Attenti al mascheramento” (un avvertimento che richiede vigilanza sincera su di sé affinché la pietà non si trasformi in “commiserazione”).
Il tema è stato poi approfondito nei lavori di gruppo che hanno presentato al relatore alcune domande dando la possibilità di completare la sua riflessione.
Il secondo tema “L’ACCOMPAGNAMENTO DELLA RELIGIOSA ANZIANA IN UNA RELAZIONE DI PROSSIMITÀ” è stato trattato dal Prof. Johnny Dotti, pedagogista.
Partendo dalla premessa che il tempo nel quale viviamo è “una benedizione” e va benedetto nel senso di “dire bene di questa realtà”, il relatore ha fatto una breve ma significativa panoramica dei cambiamenti radicali che stiamo vivendo, noi, generazione che si trova a cavallo di due millenni.
Per la prima volta nella storia dell’’umanità la parte più anziana della popolazione supera numericamente la parte più giovane e questo porta inevitabilmente molte conseguenze dal punto di vista strutturale e demografico della società. C’è poi da considerare il fenomeno della “migrazione” e lo strapotere della tecnica, vero “dio” moderno.
Queste trasformazioni potrebbero spaventarci, ma lo Spirito Santo è vivo e continua a dirci di NON TEMERE. Siamo chiamate a vivere la profezia perché “avanguardia di un popolo”. Abbiamo una missione: guai ad attaccarci a quanto abbiamo vissuto finora! Ricuperiamo piuttosto alcuni elementi profetici che sono parte integrante del carisma: “stare” con qualcuno più che “aiutare qualcuno”; dialogare, essere misericordiosi, costruire il senso, venerare la vita in tarda età, riammettere la morte dentro la vita. Abitare la “casa” e non l’“appartamento” che separa; vivere la comunità e non l’ “immunità”, esprimere la fede e non la “religione”, essere capaci di “trasgredire la legge” per il valore della vita come san Giuseppe, uomo giusto! “Io” e “noi” parlano di narcisismo, ma se “io sono il tu” di Dio, e “noi” significa essere il “voi” per qualcuno, allora siamo profeti per questo tempo! Il carisma è eterno, mentre l’opera è storica e il servizio è una tattica che si esplicita nel concreto della situazione.
Tante provocazioni hanno avuto bisogno di un tempo di riflessione. Si sono poi espresse con alcune domande alle quali il relatore ha dato seguito invitando a intendere la vita “come pellegrinaggio” dove non c’è la “sicurezza dei servizi”, ma la coscienza che la persona umana è fragile ma è benedetta. Ha invitato quindi a ricuperare la coscienza di essere persone e non individui; a costruire processi di dialogo con tutti, ad essere coraggiose e prudenti; ad essere coscienti delle morti che sperimentiamo ogni giorno (abbandono, fallimento, angoscia, isolamento) per prepararci al traguardo finale della vita.
Concludendo il relatore ha insistito sulla necessità del silenzio perché senza di esso non c’è parola e sull’importanza di ricuperare bellezza e bontà perché chi soffre e chi muore ha bisogno della luce di Dio.
Due giornate veramente intense di contenuto! Grazie!
sr Orsola Bertolotto
Consigliera USMI Nazionale
[1] Charis è una rete nazionale di consorzi e cooperative sociali, specializzata nella collaborazione con le congregazioni religiose. La dottoressa Maria Grazia Fioretti è la presidente.