Dal mormorio del silenzio…
…passi a portata di cuore
Abbiamo tutti la stessa nazionalità umana. Eppure nel quotidiano il problema è restare umani, con lo sguardo e il cuore attratti da coloro che intorno a sé portano più evidenti le ferite del corpo e della vita. Travisare e parlare di altri diritti che non quello di essere amati e accolti è molto facile. Ma se non essere amati è una sfortuna, non saper amare è una vera tragedia. Don Andrea Gallo lo ricordava di continuo, assicurando di averlo imparato ‘all’Università della strada’. “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei!” ripeteva. In realtà sono i più disagiati e i meno considerati che mettono in discussione chi vuole davvero vederli e ascoltarli. La loro semplice presenza è richiamo alla necessità di essere coerenti con la propria dignità di uomini. Ma quando c’è da rimboccarsi le maniche per incominciare a cambiare, vi è anche un prezzo da pagare. E allora “la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”, rifletteva Falcone. L’unica sicurezza umana che tiene – anche quando si è in balia delle passioni e della paura – è il sogno comune; coltivato permette di navigare anche in mare aperto senza sbagliare rotta.
Si tratta concretamente di acquisire la capacità di camminare, passo dopo passo, verso una reale liberazione di sé, uscendo dalle mille dipendenze della vita… Pensare che sono gli ‘altri’ a condizionare ciò che si è, desiderare sempre di essere approvati ed elogiati, essere presi dalla paura del futuro… Tutto questo facilmente porta a perdersi nel grande ‘altro’ che è il mondo degli eventi esterni dimenticando chi si è realmente. In fondo la lagna, che oggi sembra regnare sovrana -in politica come in ufficio, negli affari come nella vita privata- ha tale origine. E alimenta il fantasma di un mondo in cui non c’è spazio per la responsabilità individuale.
Ogni uomo in realtà è crocevia di finito e infinito, di piedi impolverati e ali d’aquila. E la misura in cui ognuno saprà far tacere in sé tutto ciò che non è amore si rivelerà nelle piccole scelte di ogni giorno. Il Vangelo pone chi vuole farsi discepolo di Cristo dinanzi all’impostazione fondamentale della vita: o si vive per sé, o si vive per Dio. Lo sguardo degli altri, se è buono, può tutt’al più confermarci in quello che siamo, o nelle nostre ambizioni. Solo lo sguardo di Dio, che misura tutti con un Amore senza misura, libera, trasforma e guarisce. Forse però siamo troppo di corsa per riconoscerne i segni e facciamo troppo rumore per distinguere la Sua voce tra infinite altre…
In ogni caso ascoltare il mormorio del silenzio apre la via per dimorare quietamente nella Sua misericordia, in ogni situazione, felici anche della propria debolezza. E quando Dio s’impadronisce della fragilità delle sue creature e lì s’incarna, la vita comincia a guarire. Il grido esultante di un io che si riscopre libero e responsabile – di sé, dei fratelli, dell’ambiente…- è il segno che l’annuncia.
Luciagnese Cedrone ismc