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Siamo figli della resurrezione

“In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».


 

Siamo figli della resurrezione

Si conclude oggi la settimana liturgica e di preghiera dedicata ai Santi e ai Defunti. Siamo stati invitati in questi giorni a contemplare la Gerusalemme celeste e a pensare, seriamente, ai nostri fratelli defunti, che sono ancora in attesa della visione beatifica di Dio nel Purgatorio.
Le anime sante del purgatorio attendono il nostro suffragio e la nostra preghiera, nonché le nostre opere di bene, soprattutto in questo anno della misericordia che volge al termine; mentre i santi dei Paradiso, pregano per noi e vigilano sul nostro cammino terreno. Oggi la liturgia della parola di Dio ci mette di fronte alla verità di fede della risurrezione. Come recitiamo nel credo, “aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Su tali verità anche molti che si dicono cristiani non credono. Al tempo di Gesù i sadducei ,un gruppo religioso interno all’ebraismo, di stampo più conservatore rispetto ai farisei, non credevano nella resurrezione per questo cercavano di contrastare l’insegnamento di Gesù sulla resurrezione e la vita eterna usando l’arma del ridicolo. L’esempio delle donne con sette ex-mariti appare come una trappola ben congegnata per ridicolizzare la fede nella vita eterna e d’altra parte funziona egregiamente, come tutti i ragionamenti che cercano di vedere la vita eterna solo come la continuazione di questa vita. Chi pensa la vita eterna restando impelagato nella logica, spesso contorta, di questa nostra vita terrestre, segnata dall’egoismo e dal peccato, non può comprenderne certo il mistero. Per i sadducei in realtà tutto il problema era quello della proprietà. Siccome secondo la legge israelita la moglie era proprietà del legittimo marito, nella resurrezione la donna del racconto di chi sarebbe stata? Gesù ribalta la loro logica contorta e tutta mondana. Nella resurrezione né gli uomini prendono in possesso le donne, né le donne prendono in possesso i mariti, perciò è importante capire che Gesù non dichiara la fine degli affet­ti. Quelli che risorgono non si sposano, ma danno e ri­cevono amore ancora, finalmente capaci di amare bene, per sempre. Perché amare è la pienezza dell’uomo e di Dio. Perché ciò che nel mondo è valore non sarà mai di­strutto. Ogni amore vero si aggiungerà agli altri nostri a­mori, senza gelosie e senza esclusioni, portando non li­miti o rimpianti, ma una impensata capacità di intensità e di profondità. Il Signore ci conceda davvero la grazia di crescere nella fede della resurrezione.

sr M. Monica Baneschi SSM