In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Questa domenica, conclusiva dell’anno liturgico, celebra la regalità di Cristo: Gesù manifesta la sua signoria nel massimo dell’umiliazione. Il Crocifisso in Luca non sta in silenzio, ma parla alle folle, al Padre e al ladrone pentito. Non muore minacciando il giudizio di Dio, ma perdonando e scusando: morire perdonando è un tratto del martire cristiano. Gesù è raggiunto per l’ultima volta dalla tentazione, espressa nelle parole dei capi, dei soldati e del malfattore crocifisso con lui: se sei l’eletto di Dio, perché non ti aiuta? Il suo silenzio non è la prova del tuo errore e del tuo fallimento? Ma Gesù non risponde a queste domande: il silenzio di Dio esprime un altro modo di essere presente e di parlare. I due malfattori sono figure radicalmente opposte. Il primo, probabilmente un indomabile zelota, considera sconfitto un Messia che muore in croce e non salva né se stesso né quelli che hanno lottato con lui. Il secondo malfattore, invece, incarna le caratteristiche del discepolo: riconosce il Messia innocente e il proprio peccato, si affida totalmente a Lui nel momento della morte e riconosce la sua regalità sulla morte. Per questo viene presentato come il primo credente del Messia di Dio ad essere salvato. Gesù lo accoglie, così come per tutta la sua vita aveva accolto i peccatori, e mostra che la salvezza non è quella attesa dai soldati e dal primo malfattore. “Oggi sarai con me in paradiso”: la salvezza è l’oggi in cui si realizza l’incontro personale con il Salvatore
Per la riflessione personale:
1) In cosa il “buon ladrone” oggi provoca la mia fede?
2) Quali situazioni e tentazioni mi portano a perdere la fiducia in Dio Padre?
Sr Stefania Sangalli SSM