Quella dell’UNICEF è una storia di infanzie negate e ritrovate, di bambini curati e protetti, di bambini salvati. È la storia di quanti risultati si possono ottenere quando si collabora tra governi, individui e comunità e si investe per tutelare i diritti dei più piccoli e vulnerabili.
Eppure ancora oggi, nel mondo, muoiono ogni anno quasi 6 milioni bambini sotto i 5 anni per cause prevenibili. Non c’è tragedia più grande della morte di un bambino. E non c’è tragedia più inaccettabile di questa se pensiamo che, nell’assoluta maggioranza dei casi, a spezzare una vita appena iniziata non sono patologie incurabili o incidenti imprevedibili, ma banali malattie che si potrebbero prevenire o curare con vaccini o medicinali di base.
Nato l’11 dicembre 1946 per aiutare i bambini europei al termine della Seconda guerra mondiale, oggi il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia opera a 360° per la sopravvivenza, la protezione e lo sviluppo dei bambini e gli adolescenti di tutto il mondo, nei paesi in via di sviluppo e in quelli industrializzati.
L’Italia è stata tra i paesi europei che ha maggiormente beneficiato degli aiuti dell’UNICEF nell’immediato dopoguerra. Al lavoro dell’UNICEF di quegli anni va un grande riconoscimento, non solo per avere assicurato il soccorso e gli aiuti ma anche per aver gettato le basi per la costruzione di uno stato sociale moderno, superando i limiti della mera assistenza volontaria. Ha cioè favorito e sostenuto le iniziative imprenditoriali e artigianali che hanno permesso al nostro paese di ricostruirsi. L’UNICEF ha aiutato l’Italia – così come molti altri paesi – ad aiutarsi da sé, ed è quello che ha continuato a fare durante questi 70 anni di attività.
Le statistiche testimoniano che sono stati realizzati molti progressi in termini di sopravvivenza e di salute infantile, ma il lavoro da fare è ancora immenso, perché oltre alla sopravvivenza è necessario garantire ai bambini e ai ragazzi protezione, istruzione, opportunità per il futuro.
Oggi l’organizzazione opera in oltre 190 paesi e territori di tutto il mondo dove vivono più di due miliardi di bambini e ragazzi, con programmi di sviluppo nel campo sanitario, dei servizi, delle forniture di acqua, dell’istruzione e dell’assistenza alle madri. Interviene nelle emergenze umanitarie, non solo con l’invio di aiuti di primo soccorso (alimenti terapeutici per i bambini, kit sanitari e medicinali, tavolette per potabilizzare l’acqua, teli impermeabili e coperte ecc.), ma anche con programmi di sostegno psicologico per i bambini traumatizzati dai conflitti o dalle catastrofi naturali. E oggi con particolare attenzione in quei contesti di crisi che sono alla base dei principali flussi migratori. Le calamità naturali, come i conflitti armati e le migrazioni, espongono ulteriormente i bambini ai peggiori rischi di abuso e sfruttamento, soprattutto quando rimangono soli. Secondo le stime più recenti quasi 250 milioni di bambini – 1 su 9 – vivono in zone e regioni coinvolti da conflitti armati. Dietro questi numeri ci sono storie di enormi sofferenze. Nel 2015, milioni di famiglie sono state costrette a lasciare le proprie case per fuggire da violenza, persecuzione e privazioni, troppo spesso rischiando la vita in cerca di sicurezza e di un futuro migliore. Dalla sua storia e dalla sua lunga esperienza, l’UNICEF trae la forza con cui ogni giorno, ostinatamente e appassionatamente, cerca di tradurre in realtà il sogno di un mondo migliore per tutti i bambini.