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Il ‘quando’ è adesso…

mendicanti1… per un lavoro dal basso umile e quotidiano, con cui prendersi cura della terra e delle sue ferite; degli uomini e delle loro lacrime. …Perché “adesso” il mondo è fragile; fragile la civiltà e la convivenza fra gli uomini; fragile l’amore… Uomo e natura sembrano voler sprigionare oggi tutto il loro potenziale distruttivo; e la fiducia nell’esistenza di un porto dove dirigersi vacilla. La percezione dell’assenza di valori e dell’esperienza interiore della verità è generale e acuta. Ed è forte il bisogno di certezze, sulle quali far riposare l’ansia e lo smarrimento… Tutto questo significa che, in mancanza di un amore comune, ci si sta forse accontentando di una paura comune?

Certo è che la profonda condizione dell’uomo contemporaneo appare tutta racchiusa nel verbo mendicare…Ha bisogno degli altri, di certezze, di vita… Ha bisogno di Dio. E di cercarlo. Pellegrini ogni giorno e, in qualche modo, anche forestieri in ogni luogo, Dio ci dona però di amare e di dirlo con la vita e con la passione per il volto feriale dell’umano. L’asse di orientamento della storia è rimesso insomma nelle mani e nelle scelte di ognuno. Inutile illudersi di potersi scavare una piccola nicchia protetta dentro cui sotterrare, per paura, quell’unico talento affidato invece ad ognuno perché serva a tutti. Diceva bene Bonhoeffer: il vero compito – nei giorni che ad ognuno è dato di vivere – è intendersi con gli altri senza darsi botte in testa reciprocamente. E, come assicurava per esperienza il cardinal Martini, dalle difficoltà nasce sempre qualcosa di nuovo e di più profondo. Incontri la croce, l’attraversi e sai che neppure un capello del tuo capo andrà perduto. E, anche se l’apparenza dei fatti sembra contraddirlo, percepisci che il principio di Vita è efficacemente all’opera anche nella storia di oggi. Intravedi, insomma, il germe di bene sepolto anche nelle ‘macerie’…

Con una capacità inesauribile di meravigliarsi si coglie, allora, il dono insostituibile che esiste in ogni essere e in ogni avvenimento. E la sostanza di ciò che accade intorno orienta ad essere servi senza utile, a tempo pieno e con gioia. Comunica il coraggio di aprire strade là dove altri non ne vedono alcuna. E la forza inquietante e contagiosa della profezia è restituita, così, ai piccoli.

Nel concreto quotidiano rimane il problema di scambiarsi il dono che si è gli uni per gli altri, senza lasciarsi sfruttare e senza sentirsi non capiti. In sintesi si tratta di non rassegnarsi allo scandalo di professare tanto facilmente l’amore del prossimo, rimanendo invece divisi; di consentire e ancora consentire alle prove, parte ineliminabile dell’esistenza umana; di dissolvere ciò che in sé si rifiuta di entrare in comunione… E da tali umili fermenti di fiducia seminati nell’umanità, scaturisce l’insperato. La conferma che con Dio c’è sempre un dopo, e la notte è lasciata alle spalle.

Luciagnese Cedrone

lucia.agnese@tiscali.it