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Cielo aperto del confronto

cielo-aperto1Il cielo aperto del confronto…

 Fragili sono tutti gli uomini e custodi di lacrime. Prigioniero di mille limiti, prima che colpevole, ognuno merita attenzione e dialogo e non uno sguardo giudicante. Nelle discussioni è fin troppo facile -e per mille motivi- scegliere di pensare pensieri già pensati da altri, sostituire il dogma allo scambio delle posizioni, giudicare e perfino disprezzare. In realtà nessuno nel confronto è solo ricettore e ognuno ha qualcosa da offrire, sempre. Perché la verità è sinfonica, è strada fatta insieme con e verso Uno che dà senso e meta ai passi incerti degli uomini. Dice: tu puoi…e fa felice il cuore.

Eppure un soggettivismo incurante della verità, insieme ad un altrettanto diffuso rigorismo che manca di misericordia, è presente oggi un po’ dappertutto; una logica di estremismi violenti in troppi luoghi della Terra cerca di manipolare e distorcere principi civili e religiosi… Come crescere nel coraggio di essere veri e alternativi a questo nostro mondo? Come riuscire a confrontarsi cercando davvero il bene comune? L’autenticità, l’efficacia delle parole umane non viene certo dal vuoto di una propaganda o di uno spot pubblicitario; nemmeno da ruoli, titoli, poteri… Viene dall’essere veri nell’amare di più, dal quotidiano ritorno al cuore che ascolta, dove si trova tanta forza quanta ne hanno fede e ideali.

Le controversie sono presenti nel quotidiano di ognuno… Beato l’uomo che seriamente si impegna a risolverle nel confronto autentico, senza farsi polemico o aggressivo, usando invece un linguaggio positivo e abbassando le proprie difese. Meno infatti si è reattivi alle provocazioni, in preda alla rabbia o alla frustrazione, più si sarà in grado di giudicare le situazioni oggettivamente e gestire gli eventuali problemi. Nel confronto più che rimproverare, serve evidenziare quello che si può fare e fare meglio, lasciando spazio al punto di vista e alle proposte dell’altro… Non si tratta di nascondere i problemi, ma di esporli cercando insieme la strada che è davanti. Le proprie ferite possono indicare la direzione giusta per sintonizzarsi con gli altri. Se poi, come ha fatto Gesù, si guarda a ognuno con occhi che accarezzano, allora davvero le parole nascono lievi e non di pietra (E. Ronchi). Ci sono, così, sguardi che vedono le ferite dell’altro e se ne lasciano ferire; che perdonano e liberano dal risentimento; intuiscono il domani nell’oggi faticoso e si posano sui ‘talenti’ di ognuno, sapendo che la luce conta più del buio e il bene vale più del male.

L’audacia profetica di non avere paura del confronto e il coraggio di lottare non necessariamente per vincere, operano uno scambio franco e libero; le parole aprono, abbracciano, aiutano a sollevare lo sguardo da se stessi. E ciò che esce dal cuore entra nel cuore dell’altro generando – oltre il velo delle sconfitte e quello che era apparso solo un inutile pianto- condivisione e comunione.

 Luciagnese Cedrone

lucia.agnese@tiscali.it