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Quando l’esperienza del calendario incalza…

Composite of Calendar Pages and Clock

Credere è una scommessa tra lo zero e l’infinito, dice Pascal. E la Scrittura assicura: la più bella parola di Dio è la vita di ognuno (2 Cor. 3,3). Forse però, solo quando occhi, orecchie, mani, gambe, denti… – incalzati dall’esperienza del calendario – non funzionano più come prima, se ne comincia a prendere seriamente coscienza. Se poi sopraggiunge una malattia grave, per la fede è una grande prova e un momento difficile di purificazione. Ma aver compiuto un lungo cammino significa potersi voltare e osservarne l’intero percorso… A distanza si vede meglio l’insieme. Può scaturirne un rapporto amaro e risentito con il presente, valutato come progressiva decadenza rispetto “ai miei tempi”. Può anche capitare guardando indietro di vedere solo macerie nella propria esistenza. E, se capita, è forse la più grande disgrazia per la vita di un uomo… perché futuro e passato risultano avvolti da un disperato senso di vuoto; e alle sofferenze fisiche si aggiungono senso di inutilità, timore, vergogna di essere di peso agli altri, di farsi servire, aiutare… Ci si ritrova insomma come sentinelle avanzate su un terreno sconosciuto, in prima linea sul fronte dell’essere o del nulla… Per l’uomo pellegrino nel tempo e nella storia è l’invito a ri-partire per quell’unico vero viaggio che è dentro di sé e non finisce mai; se c’è una cosa evidente per il cristiano è che tutto quanto accade – di bene o di male – è un dono. In realtà sono beati coloro che riescono a leggere tutto il proprio vissuto come un dono di Dio, rifletteva C.M. Martini… Certezza che apre orizzonti del tutto nuovi, trasforma e plasma nell’intimo.

     Chi è carico di anni ha visto tante cose e ha fatto tante esperienze; ha confrontato la fede con le più diverse situazioni umane e ha capito che idee, mode, stili di vita e di potere variano. Ha sperimentato che anche le gioie finiscono e scoperto che proprio certi momenti di difficoltà e di dolore -vissuti nella fede – provocano un affidamento più puro a Dio, una conquista di doti umane più piene e una più intensa solidarietà umana. Ne viene un dono di autorevolezza che fa capaci di amare anche senza reciprocità e di aprirsi con coraggio maturo e pacato ai sempre nuovi problemi della società. Felice, quindi, chi ha lavorato su di sé per essere in grado di coltivare questi sentimenti… Diventa così libero dal proprio ego, che può chiamarsi e sentirsi “noi”; e questa è la sua ricchezza. E anche se il senso delle cose è e rimane pur sempre avvolto nel Mistero, la ‘voce’ di Dio consola perché Lui non è mai stanco delle sue creature. L’esperienza dello Spirito si offre sempre alla libertà dell’uomo. SeguirLo senza riserve né condizioni significa imparare lentamente a gustare un po’ la pienezza nel vuoto e l’alba nel tramonto (K. Rahner).. E i propri giorni si trasformano in un incantevole mattino di speranza…

Luciagnese Cedrone

lucia.agnese@tiscali.it