La gratitudine è la forma più bella di felicità. Walter Dirks
Tutti gli incipit delle Lettere che il grande apostolo Paolo inviava sia a un singolo personaggio – Tito, Timoteo – come a un popolo – Efesini, Galati, Tessalonicesi – erano un tripudio di gioia, una esplosione di gratitudine.
Dopo il normale saluto introduttivo, nella Lettera ai Tessalonicesi scrive: “Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi” e ne definisce i motivi: “Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno sino al presente”. Gratitudine e gioia; gratitudine e felicità sono inseparabili. Papa Francesco ricordando un suo professore, per il quale sentiva profonda riconoscenza diceva: “la gratitudine che provavo e che non avrei mai smesso di provare nei suoi confronti per avermi aperto il mondo delle culture tradizionali, della loro musicalità, per avermene rivelato i significati e i valori profondi, era un’attitudine che onorava me più che lui; lo pensavo allora e lo penso ancora oggi senza nulla volere togliere al mio Maestro. Si, mi sento di sostenerlo con chiarezza: la gratitudine onora e giova a chi la prova, molto più che a chi la riceve”.
Chi si sente in debito verso l’altro per quanto ha ricevuto può vivere un sentimento dalla difficile gestione. Sapersi in debito può provocare anche sentimenti di disagio, forse di irrequietezza. Ci si può sentire in difficoltà quasi sotto la pressione di un ricatto fintanto che non si è compiuto quello che si crede essere un obbligo: il rendimento di grazie.
Gratitudine è esattamente espressione di ricchezza e di bellezza d’animo, di tenerezza; di consapevolezza di sé che riceve una beneficio e del prossimo che lo elargisce; anzi, è espressione di un forte senso della giustizia. San Paolo ai Corinzi scriveva: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto e se l’hai ricevuto perché ti glori come se non l’avessi ricevuto?” (cfr. 1Cor 4,1-6).
E’ giusto e doveroso guardare con empatia chiunque ha sparso sui sentieri della nostra vita pietruzze od opere d’arte, fiori o spine. Tutto è dono…
San Paolo in una esplosione di gaudio scriveva agli abitanti di Colossi: “Ringraziamo con gioia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo” e lo motivava: “perché ci ha messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce…”.
La venerabile Tecla Merlo concludeva una delle conferenze alle sue suore in questi termini: “Ringraziamo sempre il Signore di tutte le grazie che ci ha fatte, di quelle che ci farà, e di quelle che ha già preparato per noi”. Con la protezione di lui, pieno il cuore di amore per lui, saremo sempre abitate da felicità perché il cuore sarà traboccante di gratitudine per Lui. Sarà felice.
sr Biancarosa Magliano, fsp
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