Reinventare le parole del potere…
“C’è più verità in un grido di dolore che in interi trattati di filosofia”, riconosce Ermes Ronchi; e l’uomo vale quanto vale il suo cuore. Eppure c’è chi affoga, mentre i privilegiati ballano sul ponte più alto della nave, spesso fingendo di non vedere… Maggiore è la funzione che si svolge, maggiore è il potere, maggiore è il dovere di esercitarlo in spirito di servizio; ma la tentazione del potere minaccia quello spirito e, nel mondo attuale, il suo esercizio è uno dei principali luoghi del peccato degli uomini. Tutti ne sono responsabili, qualcuno più degli altri. Tutti ne subiscono gli effetti, qualcuno più degli altri. È inutile farsi illusioni: in ogni relazione umana c’è un aspetto legato alla dinamica del potere e ognuno è chiamato a riconoscerla in sé. Servono ‘secchio e straccio’: molto c’è da pulire e riordinare…
Si potrebbe essere tentati di servire solo le persone che stanno dalla propria parte, che ci somigliano; cercare gli onori che accompagnano le funzioni che si svolgono… Ma imporre all’altro se stessi non fa che assorbire l’altro nel proprio orizzonte e annullarlo! È tanto facile, quando si occupa una posizione di autorità “schiacciare gli altri senza neppure accorgersene” (J. Vanier). Così come è facile lasciarsi sedurre dal ‘potente’ di turno e farsi profeti di se stessi, saltando sul carro del ‘vincitore’. Una cosa comunque è certa: se il mondo è frantumato e ferito dalla ricerca più o meno consapevole del potere, il compito urgente di ognuno è riuscire a vedere la realtà così com’è. E, con lo sguardo al fondo delle cose, reinventare in sé le parole del potere e del servizio.
Si potrà così riconoscere che spesso si guardano gli altri come incorreggibili e le loro azioni come ‘ormai’ inevitabili. Il problema vero è: ho fiducia che Dio possa creare cuori nuovi? Può succedere di usare le parole come secchi d’acqua gelata rovesciati sull’altro; poi è il vuoto di parole fino al mutismo che gela i rapporti… Ma quando le cose sono difficili, non parlandone diventano ancora più difficili! A qualcuno capiterà di vivere rassegnato alla propria debolezza, ripetendosi che non c’è niente da fare perché io sono fatto così. Forse però sono sempre lo stesso proprio perché poca è la mia fede!
Certo è che il potere passa, come il male; e non si diventa liberi cedendo alle tentazioni. Ma nell’ora del dubbio ognuno ha bisogno di sapere che la sua persona non è superflua e inservibile per la comunità. Se è vero che “nel mondo nulla di grande è stato fatto e si farà senza passione” (Hegel), la fede in Cristo e nella Sua Parola è la passione più feconda: quando si fa storia quotidiana costruita nella continua scelta tra servirsi e servire; quando guida l’occhio sulle realtà e avvia alla ricerca – senza scadenza – di punti fermi che orienteranno il cammino per una nuova storia…
Luciagnese Cedrone ismc