Dal Vangelo di Mt 17,1-9
In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Dopo aver annunciato per la prima volta apertamente, la sua imminente sofferenza, morte e risurrezione, Gesù conduce alcuni dei suoi discepoli sul monte, luogo privilegiato della rivelazione di Dio. Anche noi siamo invitati a lasciarci condurre in “disparte”, nel silenzio dove solo è possibile udire la voce di Dio, al di là delle apparenze di questo mondo per entrare nella “nube luminosa” della verità. Gesù “fu trasfigurato” davanti a loro: il verbo «trasfigurare» (metamorpheô) indica una trasformazione del corpo analoga a quella che sperimenteremo nel giorno della risurrezione finale (cfr. 1Cor 15,42-44.51), e la forma passiva in cui è posto il verbo, rivela gia la presenza di Dio Padre che opera nel Figlio. «Dio nessuno l’ha mai visto», ci dice l’evangelista Giovanni (1,18), e nell’Antico Testamento era impossibile poter anche solo pensare di vedere il suo “volto”, che nel linguaggio bibilico coincide con il significato di “persona”. «Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte… il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce» (Dt 4,11-12); ora «il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18). Gesù è la “figura” del Padre, attraverso di lui possiamo contemplare il Volto che prima non potevamo conoscere; con lui possiamo salire il monte che prima ci era inacessibile. Anche la presenza di Mosé e di Elia, esprime la totalità della rivelazione dell’Antica Alleanza (Legge e Profeti). E Dio è luce, splendente come il sole, integro nella sua abbagliante bellezza! Eppure è anche colui che presto sarà sfigurato dalle percosse e crocifisso! Il Maestro vuole preparare i suoi discepoli a guardare la Croce nella sua gloria, dentro il mistero della sofferenza abbracciata per amore, aiutandoli così a superare lo scandalo delle loro aspettative deluse. I discepoli, messi alla prova dall’annuncio della passione, nella nube luminosa in cui odono la voce del Padre, che testimonia per suo Figlio e invita alla piena fiducia in lui, sono dunque consolati, rafforzati e confermati da Dio stesso nel loro cammino di sequela. È un vangelo di luce, che ci ricorda che la vita spirituale consiste nella gioiosa fatica di liberare la luce e la bellezza nascoste in noi, e nell’aiutare gli altri a fare lo stesso. Anche noi siamo chiamati ad essere trasfigurati, a partecipare alla sua stessa luce. Contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine (2Cor 3,17-18). Contemplare, trasforma; tu diventi ciò che guardi con gli occhi del cuore. L’entusiasmo di Pietro ci fa capire che la fede ha bisogno di stupore, di un aprire gli occhi alla meraviglia del dono che abbiamo ricevuto in Gesù. Il: questo è ciò che ci contagia della bellezza di Dio!
«Tu rendi luce me che prima ero immerso nell’oscurità
e quando siamo uniti mi rendi bello.
Tu mi purifichi con lo splendore dell’immortalità
e io stupisco ed interiormente ardo
nel desiderio di adorare Te solo.
E quando medito questo, io l’essere infelice,
o Te Meraviglia, Ti scopro in me stesso:
Tu vivi, Tu agisci, Tu parli,
e allora mi lasci senza parola
nello stupore della presenza della Tua inaccessibile gloria.
Paura allora s’impossessa di me e confusione,
perché colui che tiene ogni cosa nella sua mano
io vedo racchiuso nel mio cuore»
(San Simeone il Nuovo Teologo).
Sr Paola Agnese Marinangeli, sfa