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Una riflessione ponderata…

copertina1Una riflessione ponderata e razionale sulla possibilità di conferire alle donne il diaconato. Un dibattito che si è ravvivato certamente in occasione dell’udienza che papa Francesco ha concesso a oltre 600 suore durante l’assemblea plenaria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG).

Partendo anche dal fatto che, dopo la decisione presa nel novembre 2016 dal Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria, la questione rimane aperta solo nell’ambito della Chiesa Cattolica. Storicamente l’Oriente cristiano ha conosciuto le diaconesse anche se rimane incerta l’attribuzione di suddetto titolo per meriti onorifici o per effettiva possibilità di conseguirlo in base a regolazioni ufficiali. Papa Bergoglio, in occasione della suddetta assemblea UISG, ha comunque ritenuto di dover istituire il 2 agosto 2016 una Commissione di Studio sul Diaconato delle donne. Secondo don Vinicio Albanesi, autore del libro, è possibile conferire il diaconato alle donne sulla base di dati biblici, storici, giuridici e pastorali. In ambito giuridico certamente è auspicabile un ulteriore chiarimento su una serie di norme vigenti che sono in aperta contraddizione tra loro, mancando di fatto un supporto di base teologica solido e determinato. La difficoltà maggiore sembra quindi quella di stabilire a che titolo il diaconato faccia parte del sacramento dell’ordine. Nella dottrina recente si sostiene che il diaconato è un “grado” del sacramento. Si distinguono gli impegni di tipo sacerdotale e quelli di tipo diaconale. In che misura, se si parla di grado, tale carica è vicina o diventa parte del sacramento dell’ordine senza tuttavia appartenergli? Può essere il diaconato permanente una preparazione al sacerdozio? Durante il Concilio Vaticano II si è data indicazione di dare facoltà alle Conferenze episcopali di istituire il diaconato permanente. Per la tesi portata avanti nel testo in questione una diacona ha un senso nella triplice funzione liturgica, catechetica e pastorale. La discussione va portata avanti in nome di un’ecclesiologia della continuità, di una comunione, per usare lo stesso termine adottato in Concilio, che è quella del popolo di Dio, i cui appartenenti, anche con funzioni e poteri diversi, sono testimoni del Vangelo e battezzati in Cristo, chiamati quindi alla stessa salvezza. La posta in gioco che si cela dietro un eventuale riconoscimento si lega soprattutto al ruolo della missione ecclesiastica, con la carità cuore pulsante di tale missione. Non vuole essere una polemica o una contestazione con una serie di rimandi strumentali alla questione femminile o alla rivendicazione femminile. La domanda e le possibili risposte si muovono su un piano di possibile fattibilità e funzionalità. E’ indiscutibile invece la consapevolezza del ruolo della donna che va oltre e che è fondamentale nel nome del carisma, dei doni dello Spirito e per diritto di battezzata. Ciò a cui bisogna prestare maggiore attenzione per incamminarsi verso un cambiamento consapevole e decisioni elaborate con la giusta metodologia è il clericalismo. Inteso come forma accentratrice che va a scapito della sinodalità parrocchiale e che impedisce la giusta partecipazione di laici e religiosi nel servizio alla comunità. Il Diritto Canonico prevede una concertazione del parroco con un consiglio di laici, per e con laici, laiche e religiose per la pastorale e per gli affari economici. I diaconi sono al pari dei presbiteri ma altresì sono segretari ed esecutori del vescovo in ambito caritativo.

Romina Baldoni

usminforma@usminazionale.it

Vinicio Albanesi

Il diaconato alle donne? È possibile!

Ancora, 2017, pp. 96, € 13,00.