Non solo parole
Il problema del re-inserimento sociale degli ex carcerati è tema di dibattito da molto tempo. Dal 20 aprile u. s. presso le carceri di Rebibbia è stata posta in essere una un simpatica utilissima novità. E’ stato aperto il primo punto vendita di pane, pizza e gastronomia. Vi lavorano 8 detenuti ‘preparati’ in quanto hanno seguito corsi di panetteria e posseggono un regolare contratto di lavoro.
Per la prima volta in Italia un muro invalicabile di cinta di un carcere è stato sfondato: le distanze tra il quartiere e chi è dentro le mura si sono accorciate. Il carcere è diventato un ‘luogo piacevole’ dove si possono comprare ‘cose buone’. La panetteria porta la simpatica scritta: “La Terza bottega: fine pane mai” in contrasto con la scritta per le carceri dove risiedono gli ergastolani: “fine pena mai”. Il pane non deve finire mai per chi lo produce e neppure per lo mangia. Tutto ciò è stato possibile grazie all’intervento della Cassa delle ammende del Dipartimento amministrazione penitenziaria. Il resto grazie ad un cofinanziamento con Panifici Lariano e Farchioni Olii, che pagano gli stipendi, le materie prime ed hanno completamente allestito il punto vendita. Una buona mano per la realizzazione del progetto la ha dato suor Primetta Antolini, della Congregazione Francescane Alcantarine, che ha come carisma principale i giovani e i poveri. Ella ha scoperto il mondo del carceri 20 anni fa e da allora non lo ha mai abbandonato. Vi dedica forze e tempo, intelligenza, astuzia i e iniziative concrete. Con la associazione “Mandorlo in fiore” ha dato vita e ha potuto portare a termine il progetto di questa felice novità presso il carcere di Rebibbia. Effettivamente “Tutti hanno diritto ad un percorso di rinascita per riprendersi la vita” ammette suor Primetta. Per questo lei e altri collaboratori hanno investito presso il ‘famoso’ carcere di Rebibbia creatività e realizzazioni,
fantasia e dedizione, ingegnosità e concretezza. Soprattutto vi hanno investito e investono amore. (B.M.)