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Fessure di luce dal declino dell’umano

che nel nostro oggi appare sempre più inarrestabileluce1

Forse davvero non c’è più la misura del vero e del falso. Si dice: ‘funziona‘, o: ‘non funziona“. Anche della bellissima parola ‘condivisione‘ sembra essersi perso il senso iniziale: dimmi cosa pensi; uno scambio, quindi! Un mondo più umano è impossibile senza pagarne il conto in moneta di vita a partire dall’uso delle parole; senza una crescente e onesta consapevolezza nei confronti di sé, che diventa sapienza nei confronti delle situazioni e della storia… Per il ragionamento, si sa, ci vogliono tempo e coraggio. Così è facile cedere al fascino delle ‘grandi’ parole, che non scavano nel cuore l’esigenza di tessere vita vera. Quando la parola non l’hai pronunciata – assicura la tradizione ebraica – sei tu a comandarla; una volta che l’hai pronunciata è lei che comanda te. E il dolore causato dagli abusi verbali, anche se all’apparenza invisibile, è capace di lasciare segni profondi sulla persona. Come allora imparare il valore delle parole? Come abitarle per poter vivere in modo più consapevole la chiamata alla fraternità universale? A volte occorre una vera lotta contro la tendenza a sopravvalutarsi nel senso di gonfiarsi. Ognuno vuole essere di più, e questo è bello. Non però quando la paura di sbagliare e di ciò che diranno gli altri trasforma ogni piccolo errore in fonte di ansietà fino ad attribuire limiti e torti solo agli altri, alle circostanze…; non quando un’inconscia autocensura, insieme a una certa ipocrisia paciosa, impedisce di dire e fare la verità; non quando si arriva a rimproverare con durezza gli altri fino a condannarli nella presunzione di essere gli unici ‘giusti’… La vanagloria (=gloria vana) è davvero una tentazione sottilissima, molto difficile da discernere; attacca da ogni parte e si mescola a tutti i gesti virtuosi…

 La domanda è: vale davvero la pena di agire per piacere agli uomini senza troppo preoccuparsi di cercare la propria consistenza nell’essere in verità se stessi davanti a Dio e agli uomini? Nessuno è meritevole di un amore qualunque, perché Dio abbraccia ogni suo figlio. Soltanto liberi dalle arroganti vette del protagonismo, come suggeriva F. Sheen, s’impara a fare buon uso dei tre soli gesti propri della fraternità: linguaggio, vista e tatto. E si conosce il prezzo per dire parole libere. È la dura realtà che scava nel cuore le esigenze della Vita vera, che illumina ogni vita in difficoltà. È affascinante il percorso, che fa della propria umanità un onesto campo di battaglia sempre pronto ad accogliere ogni altro senza riserve. Anche le ferite, allora, si rivelano fessure di Luce e lievito buono nella pasta del mondo. Perché la fraternità -parola che sa di Vangelo e infinita pazienza di ricominciare con Dio – è, in ogni tempo, l’unica via al riscatto dal declino dell’umano.

Luciagnese Cedrone

lucia.agnese@tiscali.it