Via Giuseppe Zanardelli, 32

00186 Roma - Italia

+39 06 6840051

Fax +39 06 56561470 segreteria@usminazionale.it

Title

Autem vel eum iriure dolor in hendrerit in vulputate velit esse molestie consequat, vel illum dolore eu feugiat nulla facilisis at vero eros et dolore feugait

Andate e fate discepoli tutti i popoli…

ascensioneDal Vangelo  Mt 28, 16-20

Mi è stato ogni potere in cielo e in terra. Dal vangelo secondo Matteo In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.  Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

***********************************

Con il racconto dell’apparizione di Gesù agli Undici in Galilea Matteo pone fine al suo Vangelo. Si tratta perciò di un testo molto significativo, una sintesi di tutta la sua opera, in esso si trovano diversi elementi che ci aiutano a comprendere l’intera narrazione precedente, il senso dell’intero testo di Matteo. Il brano si pone dopo l’apparizione di Gesù alle donne la mattina di Pasqua. Ma i due testi sono separati dal racconto delle guardie del sepolcro che vengono pagate dai sommi sacerdoti per testimoniare il falso a riguardo della sparizione del corpo di Gesù. Il risorto aveva avvisato i suoi discepoli, tramite le donne, che li avrebbe preceduti in Galilea. Essi dunque si presentano all’appuntamento. I protagonisti di questo racconto sono gli Undici, ne manca uno. Purtroppo la comunità è una realtà umana, è sempre imperfetta. Il peccato e il tradimento possono abitare anche tra chi è amico di Gesù. Essi vengono chiamati discepoli, non sono maestri perché uno solo è il Maestro (Mt 23,8). Però proprio in questo brano Gesù li manderà ad insegnare (v. 20). La Galilea è il luogo in cui Gesù ha vissuto la sua vita nascosta (Mt 4,12-17). D’ora in poi Egli sarà presente tra i suoi discepoli ogni giorno, nell’esperienza quotidiana. La Galilea prende il suo nome dalle “genti” dai pagani. E’ il luogo della Palestina più a contatto con quanti non appartenevano a Israele. Proprio da qui Gesù aveva iniziato la sua predicazione. Proprio da qui vuole che ricominci la missione dei suoi discepoli di “fare discepole tutte le genti”. Il monte designato da Gesù non è specificato. Anzi il messaggio che aveva affidato alle donne fuori del sepolcro non parlava neanche di un monte. Il monte è il luogo di Dio per eccellenza. Alcuni episodi significativi della vita di Gesù accadono sul monte e Matteo non dice mai di quale monte si tratti. Gesù si presenta qui come il Signore (Kyrios). Il termine non è esplicitamente utilizzato ma viene suggerito dal gesto dei discepoli che si prostrano davanti a lui (si veda ad esempio Mt 14,33). E’ il Signore della Chiesa, colui che è oggetto di adorazione e di preghiera da parte dei suoi discepoli. Ma questi ultimi non hanno ancora una fede forte. La realtà della resurrezione è troppo inaudita perché essi vi possano credere subito, infatti Matteo dice che dubitavano. E’ lo stesso verbo utilizzato in Mt 14,31, quando Gesù cammina sulle acque del lago e rimprovera Pietro che stava per sprofondare nelle acque di aver dubitato. Si tratta dunque di quel dubbio che ti fa vacillare e non ti rende forte nella fede. Gesù si presenta come il Figlio dell’uomo di cui si parla in Dn 7,14: è il giudice escatologico, assiso fin da ora alla destra del Padre (26,64). Matteo ha sempre sullo sfondo la parusia, il ritorno glorioso del Messia alla fine del mondo. Ma non si tratta di un evento imminente. E’ necessaria una preparazione ad accogliere tale momento, in tempi più lunghi. Perché la fine differisce? Perché prima è necessario evangelizzare tutte le genti.

Il campo missionario della Chiesa è ormai il mondo intero. I discepoli vengono inviati a tutte le nazioni per insegnare loro tutte le cose dette da Gesù e per battezzarle, cioè renderle parte della sua Chiesa, ammetterle alla comunione con Lui. Il vangelo che prima era riservato solo a Israele (Mt 10,6) ora deve essere annunciato a tutte le nazioni.

La formula trinitaria per il battesimo sembra essere stata aggiunta in un secondo momento dalla comunità cristiana. Forse prima c’era “battezzandoli nel nome del Signore”. Ma anche la formula trinitaria è molto antica, la si trova anche nella Didaché. I discepoli devono insegnare ciò che Gesù ha comandato. Quindi non si tratta solo del lieto annunzio, ma anche della Legge (Torah) e anche dell’insegnamento rabbinico (cf. Mt 23,3 che riporta lo stesso verbo tereo, osservare). C’è un messaggio da accogliere e fare proprio anche attraverso un comportamento adeguato. Il vangelo termina poi con questa grande promessa: “Io sono con voi”. Non è un “verrò presto”, ma un “sono già con voi”. Questo mondo avrà una fine, una consumazione, che coinciderà con la parusia (Mt 24,3). I giorni che viviamo nell’attesa sono già ricolmi di una presenza. Il linguaggio usato qui da Matteo è quello dell’alleanza, del “Dio con noi” che inaugura il Vangelo sin dall’annunciazione (Mt 1,23). Ancora Matteo fa riferimento qui alla Presenza di Dio, che si realizzava nel Tempio. Ora che il Tempio è stato distrutto, la Presenza si situa dove due o tre sono riuniti nel nome di Gesù (Mt18,20). Questa è l’esperienza del Risorto che Matteo ci trasmette. E’ una presenza discreta e silenziosa che ci accompagna per tutti i giorni della nostra vita. Gesù risorto e assiso alla destra del Padre è la Presenza di Dio nella storia del mondo.

– Mi è mai capitato di “dubitare” dell’esistenza di Gesù Cristo, della verità della sua risurrezione?

– Cosa significa nella mia vita “fare discepole tutte le nazioni” e “insegnare loro quanto Gesù ha comandato”?

– Mi capita mai di sentire la presenza di Gesù Cristo nella mia esistenza quotidiana? Attraverso quali realtà l’ho sentita?

Monastero Matris Domini – Bergamo