Solennità del Corpo e Sangue del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
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Oggi la Chiesa, nella sua millenaria sapienza, festeggia il mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. È il mistero dell’Incarnazione portato fino all’estremo: l’annuncio folle di un Dio che si è fatto carne, alimento per la storia e per il tempo, fino alla fine dei secoli.
La prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio, ci aiuta a comprendere l’attesa di ogni uomo e di ogni donna, il bisogno che essi hanno di quell’annuncio. Il vagabondare nel deserto da parte di Israele infatti è figura dell’umana esistenza terrena: un cammino segnato dalla minaccia della morte (serpenti velenosi e scorpioni, terra assetata …), nel quale tuttavia non viene meno il desiderio della terra promessa, della vita eterna. La maledizione della vita terrena è la separazione da Dio, la lontananza dal cielo. Ma ecco il miracolo, il mistero appunto che oggi si festeggia: Dio si fa vicino, il cielo scende sulla terra e vi rimane!
Come non riconoscere nei segni dati a Israele: la manna e l’acqua dalla roccia, la prefigurazione del Corpo e del Sangue di Cristo?
Dio si è fatto carne: in che modo questo evento cambia la nostra vita? La risposta è suggerita dalla seconda lettura e dal Vangelo. Dio si è fatto carne, e la carne si è fatta pane, anzi sottilissima ostia: come trovare Cristo in quel minuscolo frammento? Ce lo dice S.Paolo: “Il pane che noi spezziamo, è comunione col Corpo di Cristo” (1 Cor 10,16). E in modo ancora più esplicito Gesù stesso, nel vangelo di Giovanni: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56). È vero, Cristo si è fatto piccolissimo, fino quasi a scomparire in quel pezzetto di pane: ma proprio perché vuole che noi stessi diventiamo il suo corpo! Diveniamo piccoli, umili, totalmente donati ad ogni fratello e sorella che incontriamo sul nostro cammino.
Meditatio
- Sono consapevole che nel sacramento dell’Eucaristia posso contemplare tutto il mistero della salvezza: Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Suo Figlio Unigenito…
- Nell’Eucaristia si compie la promessa di Gesù: “Sarò con voi fino alla fine del mondo”. Questa magnifica realtà mi riempie di fiducia e di speranza? Non siamo mai soli!
sr Rosanna Costantini, fma
rosannacostantini@gmail.com