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Chi non prende la sua croce…

Dal Vangelo secondo Matteo (10, 37-42)

XIII domIn quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

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Da alcune domeniche ascoltiamo il “Discorso missionario” di Gesù che invia i discepoli e affida loro l’incarico di annunziare ovunque il Vangelo. Liberi dalla paura del rifiuto e della persecuzione perché Egli sarà sempre con loro, il Padre li proteggerà.

Dopo averli confermati nella sua presenza e rassicurati circa l’amorevole protezione del Padre, oggi Gesù chiede ai suoi un rapporto prioritario e totalizzante con Lui. Gesù viene prima di tutto e di tutti! Questa è la sfida sempre nuova della sequela di Lui! A chi si è lasciato affascinare da Lui e vuole seguirlo, Gesù chiede che sia disposto ad amare Lui più del padre e della madre, del figlio e della figlia.

Non si tratta qui di un amore affettivo, ma dell’adesione personale a Cristo e della totale appartenenza a Lui. Non è una questione di sentimento, bensì di scelte prioritarie e incondizionate che ogni credente deve compiere nella propria vita per seguire Gesù.

Ancora un’altra cosa chiede Gesù a chi vuol seguirlo: prendere la propria croce. Questa immagine ha una radice biblica nel profeta Ezechiele (9,4-6) dove si dice che i veri credenti venivano segnati sulla fronte con un “Tau” (lettera dell’alfabeto ebraico che anticamente aveva la forma di una croce) per simboleggiare la loro appartenenza a Dio. Così Gesù riconosce i suoi discepoli dalla loro capacità di seguirlo portando la propria croce. È ciò che li rende degni di Lui perché capaci di condividere il suo stesso destino. E chi come Gesù dona la sua vita, “perde per amore”, secondo una espressione di Chiara Lubic, trova gioia qui in terra e pienezza di vita in Gesù. Perdere per amore significa mettere l’altro al primo posto, prima di se stessi; fare propria la legge del chicco di grano che solo se muore produce frutto e frutto in abbondanza.

Ecco allora chiare le sfide della sequela di Gesù:

  • Priorità assoluta a Lui e compartecipazione alla sua missione e alla sua passione;
  • Perdere per amore, pronti a morire perché Egli viva in ogni fratello e sorella;
  • Servire per amore e donare con generosità

In questa settimana, nei piccoli momenti di rientro al cuore abitato da Dio, rinnovo la volontà di mettere Gesù al primo posto nella mia vita, prima di ogni affetto, pensiero e azione. Nella gioia di appartenergli totalmente prego con umile amore:

Signore, mi hai afferrato, e non ho potuto resisterTi.

Sono corso a lungo, ma Tu m’inseguivi.

Prendevo vie traverse, ma tu le conoscevi.

Mi hai raggiunto. Mi sono dibattuto.

Hai vinto!

Eccomi, o Signore, ho detto sì, all’estremo del soffio e della lotta, quasi mio malgrado; ed ero là, tremante come un vinto alla mercé del vincitore, quando su di me ha posato il Tuo sguardo di Amore.

Ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarTi.

In un attimo mi hai conquistato, in un attimo mi hai afferrato.

I miei dubbi furono spazzati, i miei timori svanirono; perché Ti ho riconosciuto senza vederTi,

Ti ho sentito senza toccarTi, Ti ho compreso senza udirTi.

Segnato dal fuoco del Tuo Amore, ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarTi.

Ora, Ti so presente, al mio fianco, ed in pace lavoro sotto il Tuo sguardo di Amore.

(Michel Quoist)

sr Rosanna Costantini, fma

rosannacostantini@gmail.com