Dal Vangelo secondo Matteo 11,25-30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»
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Il capitolo 11 è quasi un prologo alla IV parte del vangelo di Matteo in cui Gesù rivela i misteri del Regno dei cieli. Chi sono i destinatari? I piccoli e i poveri: gli unici capaci di capire e accettare la Sapienza di Dio.
Lo stesso Giovanni Battista, dal carcere, invia i suoi a chiedere a Gesù un segno per superare i suoi dubbi. La gente delle città attorno al lago, che pure vede i miracoli non capisce. I dottori della legge lo spiano…
Solo i piccoli comprendono!
Chi sono i piccoli? Il riferimento non è all’età cronologica, ma al cuore. Sono piccoli coloro che non si sentono arrivati, coloro che non fanno del sapere un potere, coloro che non usano dei beni della terra per possedere la gente.
In questa magnifica preghiera, Gesù loda il Padre perché ha rivelato la sapienza proprio a questi piccoli: la loro speranza non risiede in ciò che sono capaci di fare (sono piccoli e poveri), ma nella certezza che Dio nel suo grande amore non li abbandona mai. “Il Padre sa…” ciò di cui hanno bisogno ed essi sono fiduciosi!
E questa sapienza è Gesù stesso per primo a possederla: gli è stata rivelata dal Padre ed egli con generoso amore la rivela a chi è capace di comprenderla.
Di quale sapienza si tratta? Non è l’osservanza della legge, dei riti, delle pratiche a salvare, ma l’amore umile e obbediente al grande comandamento dell’amore: ama Dio e ama il prossimo. Al resto ci pensa il Padre!
E allora diviene comprensibile l’invito di Gesù:
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.” È un invito a tutti coloro che sono stanchi sotto il peso delle imposizioni e delle osservanze che la legge esige. È come se dicesse loro: non preoccupatevi di fare bene le vostre cose per me, cerate piuttosto di stare con me, di ascoltare i desideri del mio cuore che sono i desideri del Padre, e non presumete di voi, affidatevi! E se volete preoccuparvi di qualcosa, preoccupatevi solo di amare. Questa è la volontà del Padre mio e vostro.
“Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. È l’unica volta in cui Gesù si offre come modello di vita. Mitezza ed umiltà sono gli atteggiamenti della filialità di chi sa che ha bisogno del Padre; mitezza e umiltà sono tipici del povero che sa di nulla possedere e di tutto ricevere. Comprendiamo allora le tre beatitudini: beati i poveri, beati i miti, beati i puri. Sono i semplici, i piccoli, coloro che con stupore sempre nuovo, ogni giorno volgono lo sguardo fiducioso verso Dio, mettono la loro mano nella Sua e ripartono felici di annunciare l’amore che ricevono.
Attualizzazione della Parola
Il vangelo di oggi rivela la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che loro incontrassero riposo e pace. Mi sento tra questi? Cosa dovrei alimentare in me per sentirmi destinatario della beatitudine dei poveri, dei miti e dei puri di cuore?
- In questa settimana, inizio per molti delle vacanze, ritaglio dei momenti per “stare” con Gesù, portando a Lui le mie fatiche e i miei dubbi.
sr Rosanna Costantini, fma
rosannacostantini@gmail.com