Casa
Nel Nuovo Testamento la casa (oikos; oikia) assume una pluralità di significati. Essa rimanda all’abitazione come edificio; alla famiglia come comunità domestica; al tempio come luogo di culto (casa di Dio; casa di preghiera); alla Chiesa come comunità dei credenti; al luogo d’incontro delle prime comunità cristiane come assemblea dell’agàpe fraterna; alla stirpe come discendenza ( casa di Davide; casa di Giacobbe; casa di Giuda). (oikos pneumatikos), in cui ogni membro della famiglia viene costituito “pietra viva” sul fondamento che è Cristo, e chiamato a rendere presente e far crescere lo Spirito, orientando la propria vita al Dio che sceglie e chiama il suo nuovo popolo ad offrirgli “sacrifici spirituali” (1 Pt 2,5). Diventata dimora vivente dello Spirito, la casa può così essere, dentro e fuori di sé, “tempio di Dio”.
Casa del Padre
Quest’espressione (oikos tou patros) designa il tempio in Gv 2,16 – come nell’AT (cfr., ad es., Es 33,7; 40,34-38; Nm 12,7) -, mentre in Gv 14,2 la casa (oikia tou patros) simboleggia la casa nei cieli, dove sono le “dimore” dei giusti.
Casa deserta
Riferimento alla profezia di Ger 22,5 dove si annuncia la rovina del tempio di Gerusalemme. Come punizione per aver ostinatamente rifiutato Gesù, il popolo d’Israele vedrà la sua c. (oikos erēmos), fino al giorno in cui Cristo non verrà nella gloria a instaurare il regno di Dio (Mt 23,38; Lc 13,35).
Casa di Cesare
Quelli della casa (kaisaros oikia) di cui Paolo – in attesa del processo a Roma – trasmette i saluti (Fil 4,22) sono un gruppo di schiavi e liberti cristiani, addetti a numerosi servizi domestici e professionali nel palazzo imperiale e nella pubblica amministrazione.
Casa di Davide
Espressione (oikos Dauid) che indica la discendenza davidica, riferita a Giuseppe, padre putativo di Gesù (Lc 1,27; 2,4), e a Gesù (Lc 1,69). Proprio l’appartenenza di Giuseppe alla casa sancisce sul piano legale la discendenza davidica di Gesù e giustifica la promessa fatta dall’angelo a Maria che al figlio che concepirà, il Messia, sarà dato il trono di Davide (Lc 1,32).
Casa di Dio
Espressione (oikos theou) riferita al tempio (Mt 12,4; Mc 2,26; Lc 6,4), ma anche al popolo di Dio, la chiesa riunita in comunità, presieduta da Cristo e in Cristo viva (1 Tm 3,15; Eb 10,21; 1 Pt 4,17).
Casa di Giacobbe
Immagine (oikos Iakōb) ripresa dall’AT (cfr. Es 19,3; Sal 114,1; Is 2,5; 8,17; 48,1) per designare il popolo d’Israele, rappresentato in una delle sue figure-guida (Lc 1,33; At 7,46).
Casa di Giuda
Riferimento (oikos Ioudas) alla tribù da cui discende Gesù come Messia (Eb 8,8; cfr. anche 7,14).
Casa di Israele
Espressione (oikos Israēl) equivalente a “popolo d’Israele”: il popolo dell’antica (Mt 10,6; 15,24; At 2,36; 7,42) e della nuova alleanza (Eb 8,8.10).
Casa di preghiera
Riferimento al luogo di culto (oikos proseuchēs) fatto dai sinottici a proposito dei venditori cacciati dal tempio (Mt 21,13; Mc 11,17; Lc 19,46), combinando e adattando alla situazione presente di Gesù la citazione di Is 56,7 e di Ger 7,11.
L’enfasi dell’episodio è posta sulla purificazione del tempio, da restituire alla sua dignità e alla sua vera funzione di casa.
Casa sulla roccia
La parabola della casa è narrata da Mt (7,24-27) al termine del discorso sul monte (5,1-7,29) e da Lc (6,4749), alla fine del discorso della pianura (6,20-49). Essa vuol mettere in luce due atteggiamenti contrapposti: quello del costruttore saggio e quello del costruttore stolto. Il primo, conoscendo i pericoli del clima della Palestina durante la stagione delle piogge (soprattutto da novembre a febbraio) costruisce la casa sulla roccia, in modo da preservarla dalle alluvioni, dal vento e dalle calamità naturali. Il secondo, invece, si espone imprudentemente a questi rischi perché edifica la casa sulla sabbia della costa, rendendola più vulnerabile all’impeto dell’acqua e del vento. Contrapposta alla casa costruita sulla sabbia, che viene spazzata via, la casa sulla roccia resiste ad ogni intemperie, perché ha solide fondamenta. Così è anche del discepolo che ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica. Chi, cioè, è ben radicato nella sua parola non deve temere nulla, non perché la sua vita si trovi al riparo dalle prove e dalle avversità, ma perché ha in sé la saggezza, la forza e la tenacia per resistere ad esse e per superarle.
Fonte:
Dizionario del Nuovo Testamento
a cura di Giuliano Vigini, Paoline