L’ateo deve essere tale nella verità e dunque cercare ancora,
il credente deve esserlo in profondità e dunque aprirsi ancora. Fabrice Hadladj
Le due affermazioni del nostro autore, scrittore cattolico, filosofo ‘capace di far discutere’, sono intriganti e vere ad un tempo. “L’ateismo e il secolarismo disumano sono le piaghe del nostro secolo” lo ha affermato Papa Benedetto XVI, già ‘prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica’. L’ateo, il vero ateo, non è mai sicuro di sé, non può esserlo, perché la mente umana è in posizione di continua ricerca, di ricerca della verità sull’identità di tutto l’esistente, le sue prerogative, le sue possibilità; le origini, l’evoluzione, il termine ultimo… Le domande sono molteplici e a vario titolo… Esigono risposte precise, limpide, possibilmente esaurienti. L’ipotesi include in se stessa il dubbio. Le possibili e variegate ipotesi non permettono una vita ‘in pace’.
Diversa è la situazione del credente. Egli è in possesso di una fede che si appoggia su verità ineludibili, forse non sempre evidenti nella loro integralità, ma sulle quali si può – o si deve? – ragionare, dibattere, scendere “in profondità”. A nessuno è permesso vivere in superficie, vagabondando tra una teoria e l’altra; tra una supposizione e l’altra, tra una ipotesi e l’altra. La nostra capacità intellettiva esige chiarezze. I mezzi per tale viaggio nella esplorazione sono molteplici e a portata di mano: letture, studi, meditazioni, confronti, analisi, indagini. Ed esige tanta costanza; nessun cedimento di fronte alla fatica. La strada sicura per giungere alla ‘verità tutta intera’ è senz’altro Gesù, il Maestro che ha “parole di vita eterna”. Una antica preghiera slava dice così: “Signore mio, che sei la strada sicura della verità e della vita: guida il tuo servo, cammina insieme a me… Concedimi la pace e la forza e il senso della giustizia per praticare la tua parola. Fa’ che un giorno ritorni carico della tua bontà”. E della tua verità, di te che ti sei definito Via, Verità e Vita. (B.M)