Un concorso letterario rivolto a dei detenuti. Suor Rita Del Grosso propone agli inquilini della casa di reclusione di Paliano di scrivere sul tema: “Raccontarsi per vivere”. In un primo momento suona come una provocazione che mette in campo una sfida sia per chi propone l’iniziativa che per chi è chiamato a raccoglierla. In un primo momento sembra naturale che il dubbio oppositivo sia sollevato proprio dal pregiudizio. Il pregiudizio è come la paura. E’ incontrollato, è un impulso istintivo che viene dalla pancia. Il risultato che invece ci viene consegnato tra le mani, questo piccolo libretto di un colore emblematico come il bianco, dal titolo La luce oltre la siepe, è semplicemente una risposta. Altrettanto netta ma dettata da evidenze incontestabili, fin anche disarmanti. Per vedere questa chiarezza, questo fulgore che ci incanta serve liberare la mente. Nella prefazione al volume di don Benedetto Labate cpps, si dice emblematicamente: «a chi è alla ricerca della verità sull’essere umano». Esattamente la verità viene colta dai gesti dettati dal cuore, dai momenti di condivisione, dall’amore che unisce negli attimi di sofferenza.
Il carcere, anche se può sembrare del tutto paradossale, è un luogo di verità. L’uomo è chiamato ad affrontare una prova, un confronto con se stesso e con la sua natura più intima. Nel carcere può avvenire l’inatteso prodigio del ravvedimento umano.
La rinascita più importante e più edificante per l’uomo che cammina con le proprie gambe nel percorso esistenziale. Il peccato è il momento della sperimentazione, il momento in cui Dio nostro protettore lascia interamente a noi e alla nostra coscienza la possibilità decisionale, la capacità di agire. Dopo la cacciata dall’Eden l’uomo diventa consapevole, viene messo di fronte al bianco e al nero, al bene e al male. Dio non è più un guardiano protettore di un giardino incantato dove regna l’infallibilità. Si è mangiato dell’albero della vita, si è entrati nel gioco delle ambivalenze ed ora tutto ci interroga. Necessita di una nostra risposta, di una nostra decisione. Decidere di cercare Dio, di affidarsi a lui è come una rinascita. Una meravigliosa rinascita in cui l’amore è consensuale, cercato, fortemente voluto. Così come è necessario il male e il brutto per apprezzare in pienezza il bene, il giusto. Così come la notte che si alterna alla luce. In questi racconti di vita emerge la purezza, la voglia di riscatto, il tormento, la meraviglia della fragilità, lo stupore di pacificarsi nell’accogliere e nell’accogliersi. Dio dà proprio a ciascuno di noi la possibilità concreta di tirare via quel velo nero e ombroso che copre il nostro vero volto. Con la dignità, con l’amore che muove la nostra mano possiamo alzarlo e riscoprirci. Riscoprire – attraverso noi – il Suo Volto. Ecco come tutto torna. Ecco che la provocazione di suor Rita si rivela incitamento e opportunità. Opportunità per chi si è potuto rileggere avendo finalmente aperto il suo cuore con sincerità ma anche per tutte quelle persone preposte a ideare e rendere efficienti i luoghi di ri-educazione. Se si provasse a ripensare tutto con amore, se si ascoltasse con la predisposizione dell’accoglienza e della prossimità. Con la consapevolezza dei limiti e con la volontà di superarli insieme. Allora il carcere potrebbe essere un incipit alla salvaguardia dell’ordine sociale, al ristabilimento dell’armonia per una costante crescita civile, culturale, identitaria. Sembra difficile ma questo volumetto bianco ci dice che è molto più semplice di come può sembrare.
Romina Baldoni
La luce oltre la siepe
Aa.Vv.
Concorso letterario curato da suor Rita del Grosso, AXA 2017
per info: sr Rita Del Grosso, ritadelgrosso@yahoo.it