Crepacci assetati di Infinito
Navighiamo in un mondo di distrazione crescente e di relazioni personali sempre più in pericolo. Il male, sotto forme diverse, germoglia un po’ ovunque. Fin troppo facile snocciolarne il lungo elenco. Ma è certo – come assicurava Teresa di Calcutta – che fra tutti i mali, il peggiore che può soffrire un essere umano è la mancanza di affetto. Eppure anche nella fotografia più scura fanno capolino piccole luci di speranza, accese da chi senza clamore non s’arrende e non rinuncia ad essere se stesso, con dignità; il suo sguardo vede e soccorre chi incontra; svolge il suo compito responsabilmente; fa del bene nelle situazioni più ordinarie… Gente normale, insomma. Inconsapevolmente eroica. Gente che nella fatica quotidiana conosce la gioia di imparare a sintonizzarsi sugli altri in modo genuino. E nel nostro mondo argina l’imperante disaffezione alle idee, all’impegno, alla fede…
A dettare il ritmo di marcia verso il mistero dell’altro non può essere la paura, che fa solo ripiegare su se stessi, isolando da uomini e problemi. Ma nei recessi di ogni esistenza umana vi è un pizzico di profeta. Il che per il cristiano significa consentire al seme della Parola di entrare nei solchi della propria sensibilità e guarirla. È accogliere l’invito a tirare fuori da sé il meglio mettendo da parte ogni sterile borbottìo… Le lamentele infatti distolgono dalla necessità di imparare a mettersi in discussione… Come le sedie a dondolo, ti tengono impegnato, ma non ti portano da nessuna parte. Rivelano invece quella sindrome di vittimismo oggi così diffusa, che abbassa ogni capacità di risolvere i problemi. E incentra, anzi, sempre più su se stessi. Per uscirne non c’è che una via: impegnarsi ad accettare gli altri e amarli così come sono, con il loro egoismo e aggressività… Quando finalmente le paure diminuiscono e le persone cominciano ad ascoltarsi a vicenda senza pregiudizi, si potrà capire perché questo o quello agiscono in un certo modo e sintonizzarsi su loro… È proprio vero: perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime (Albert Camus). Vale per tutti, nessuno escluso.
La crescita di una persona verso l’amore e la saggezza è comunque sempre lunga; quando poi si tratta di una comunità, avviene ancora più lentamente… Sempre però viene da Dio quando si grida a Lui dal fondo del proprio abisso e ci si lascia penetrare dal suo Spirito. Non si tratta di nascondere, né di ostentare, le proprie ferite -che sono sempre risultato di altre e altre e altre ferite- ma di scoprire che proprio quelle ferite aiutano a vivere nell’umiltà e nella verità… Allora nel crepaccio assetato di infinito (Kierkegaard) che è l’uomo, Dio gli si fa incontro, scarcera tutta la luce racchiusa in lui, e sazia il suo cuore di Infinito.
Luciagnese Cedrone