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intreccio-Dio-e-io 1Chi dice ‘incontro’

I torti fatti e ricevuti si possono semplicemente dimenticare? Per esperienza, no… D’altra parte le ferite di una fiducia tradita non si risolvono certo sostituendo una persona con un’altra, come abitualmente si fa con un cellulare rotto. Ma sorridere al sole che sorge senza sentirsi ingenui, e farsi ostinati nel voler gustare i più piccoli segnali di bene nascosti nelle 24 ore mette la persona in relazione con il Mistero; illumina, guida e …capovolge la vita! Davvero un individuo può negare con tutte le sue forze l’esistenza di Dio e gustarlo nel sacramento severo del dialogo (M. Buber). Perché, se la chiamata alla fede è personale, il percorso da fare, per incontrarne il Volto di Dio, è insieme; e inizia e continua in quel quotidiano dove in genere non lo si cerca. Dire incontro, insomma, è lasciarsi formare dalla vita per tutta la vita, sapendo che la responsabilità anche drammatica delle proprie scelte non può essere delegata proprio a nessuno. Si tratta di aprire le porte del cuore e cominciare -e continuare ogni giorno- a scegliere, con libertà interiore, la via più utile al bene di tutti.

Dice bene il detto: Si trova quel che si cerca… Esercitarsi a trovare in sé, negli altri, in ogni situazione di vita, un po’ di bene, introduce – sia pure attraverso un lungo errare – all’esperienza dell’amore. A camminare in tale direzione si fa un po’ fatica, ma averne la consapevolezza permette di non scoraggiarsi troppo facilmente; e perfino di cambiare il lamentarsi in ringraziamento.

Chi dice ‘incontro’ riconosce la necessità di non rimanere fermi ad aspettare che tutta la strada sia fatta dall’altro… In realtà tanti sono i ‘piccoli io’ che convivono in ogni individuo dai quali è necessario uscire per non impedire l’incontro. C’è l’io ‘saputello’ che vuol sempre salvare la faccia; dominato com’è dal bisogno di avere continuamente ragione, ha il terrore della brutta figura… Sarà capace di riconoscere in sé questa debolezza e di uscirne senza fare drammi? C’è il ‘bambino’ che spesso piagnucola, si lamenta, pesta i piedi, accusa gli altri, punta il dito. Chissà perché poi si ha sempre bisogno di avere qualcuno a cui comandare… Sarà perché ognuno ha troppo da fare a dominare se stesso? Certo è che si vuole essere primi in tutto: nel capire le cose, nell’intervenire; nel lavoro, nell’essere ben voluti, in ogni occasione, sempre primi… Un po’ di auto-umorismo metterebbe certamente in ripresa…

In fondo le delusioni per incontri mancati fondano le loro radici tutte in un punto: si aspetta che l’altro costruisca la nostra felicità, se ne assuma il compito…; e si finisce per incrociare le braccia di fronte alle proprie responsabilità. Sola speranza sicura nel cammino della vita è quel futuro che Dio ha messo come seme in ogni amore vero.

Luciagnese Cedrone

lucia.agnese@tiscali.it