Prendi e leggi, prendi e leggi…
E’ l’ordine che il grande sant’Agostino ascoltò un certo giorno della sua vita ormai adulta. Racconta: “Dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: Prendi e leggi, prendi e leggi”. Non sapendo egli dare a questa voce altra interpretazione se non che si trattasse di un comando divino, tornò sui suoi pasi e riprese in mano il libro che aveva lasciato presso il suo amico Alipio. Scrive ancora lui: “Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: ‘Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo’. Non volli leggere oltre, né mi occorreva”.
Un versetto biblico, tratto dalla Lettera di Paolo ai Romani, interrompe l’itinerario di una persona che figurerà nell’elenco dei più rinomati scrittori di ogni letteratura. Gli impone un totale cambio di rotta. E’ il momento della svolta esistenziale prodotto da un versetto biblico. D’ora in poi la sua vita dovrà essere reimpostata. Non più futilità, non più soltanto piaceri, ma ricerca piena, impegno serio e totale, continuo, imperituro nella conformazione a Cristo Maestro e Signore. Doveva rivestirsi del Signore Gesù, acquisire la sua mentalità, adeguarvi le decisioni, sublimarle in una donazione senza riserve.
Così è costellata la storia cristiana, la storia di coloro che seppero trarre dalla Parola di Dio, scritta sotto l’assistenza dello Spirito Santo, incentivi per una diversa impostazione del proprio progetto vitale. Agostino doveva abbandonare le frivolezze della vita e concentrarsi unicamente nella ricerca dell’amore di Dio. Prima di lui, Antonio aveva ascoltato: “Va’, vendi tutte le cose che hai, dàlle ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi”. Vendette, diede ai poveri, si ritirò nel deserto e ora è conosciuto come l’ideatore e l’iniziatore di una vita tutta donata a Dio, come è la vita consacrata ed è venerato come il grande sant’Antonio abate.
In tempi più recenti il beato Giacomo Alberione impostò la propria vita e il proprio intenso, eroico, geniale impegno apostolico sul messaggio che gli Angeli a Betlemme, or sono 2000, annunciarono ai pastori tutti intenti nella custodia del loro gregge: “Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama”.
Papa Francesco nel suo messaggio per questa Quaresima scriveva: “La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza chiudere il cuore al dono dei fratelli”.
sr Biancarosa Magliano, fsp
biancarosam@tiscali.it