Dal Vangelo di Marco Mc 1,1-18
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri; vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
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Il clima di attesa e vigilanza inaugurato domenica scorsa si arricchisce con la II e III domenica di Avvento di altri temi grazie alla figura di Giovanni il Battista, oggi con il testo di Mc 1,1-8 e la prossima settimana con il vangelo di Giovanni (Gv 1,6-8.19-28). Il Precursore è un testimone autorevole, è l’uomo che Dio, compiendo le sue promesse, ha scelto per preparare la via al suo Messia. Nella II domenica ci è proposto il prologo del vangelo di Marco, un testo molto denso, in particolare il v. 1, il quale costituisce come una lente attraverso la quale leggere tutto il vangelo. L’attenzione del lettore è attirata su Gesù, il più forte, verso cui devo convergere l’attesa e il desiderio, lui che battezzerà con Spirito Santo. Con questa espressione l’evangelista Marco intende tutta l’attività di Gesù Cristo (che sta per illustrare nel corso del suo scritto), un’opera di salvezza che purifica e santifica quanti la accolgono. Concentrare lo sguardo su Giovanni Battista significa allora, in questa seconda tappa del nostro cammino di Avvento, accogliere il suo invito a guardare Gesù come Messia (Cristo) e Figlio di Dio, per saperlo riconoscere a Natale nel fragile bambino, figlio di Maria. Significa pure mettersi in atteggiamento di conversione, allontanandoci dal male per percorrere la via che ci porta verso la comunione piena con Lui.
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Il primo versetto in Marco è come un titolo apposto a tutto il suo vangelo e insieme una guida per la lettura di quanto sta per narrarci. Inizio (in greco arche) significa in questo contesto fondamento oltre che punto di parte e anche norma o regola. Solo Marco usa il termine vangelo senza altre qualifiche; esso è tipico del suo scritto in cui è usato di frequente (cfr. 1,1.14-15; 8,35; 10,29; 13,10, 14,9; 16,15). Per Marco e la sua comunità, il vangelo più che essere un messaggio che proviene da Dio e che riguarda Gesù, è l’azione stessa di Dio tra gli uomini attuata attraverso la vicenda storica di Gesù; da questo punto l’evangelista parte per rivolgersi al passato e ricordarne l’inizio (1,1) e per definire sotto questa luce l’esistenza cristiana (TOB). Perciò Gesù è definito Messia (Cristo) e Figlio di Dio; due titoli che ritornano nel vangelo. Figlio di Dio significativamente in Mc 15,39, segnando con un’inclusione tutto il racconto; tale titolo Cristologico appare in punti cruciali di questo vangelo (1,11; 9,7; 3,11; 5,7; 14,61-62; 15,39) ed esprime il pensiero di Marco: lo scopo del suo scritto però è di coinvolgere i lettori e di far nascere in loro la fede in Gesù. Anche il titolo di Messia, che spesso Gesù comanda di non divulgare, sarà compreso pienamente solo durante la sua passione (14,61-62). Nel I sec. vangelo ( dal greco euangelion, buona notizia) non indica ancora il genere letterario di cui l’opera di Marco è forse il primo esempio, ma l’annuncio degli apostoli e poi della comunità cristiana su Gesù, esso è fonte di gioia in quanto annuncia la salvezza. La specificazione di Gesù può riferirsi sia al soggetto sia all’oggetto di tale annuncio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Introdotta dalla formula solenne come sta scritto che Marco utilizza in altri passi, la citazione combinata di Ml 3,1 e Is 40,3 prepara l’entrata in scena del Precursore e lo indica come colui che compie tali profezie. E’ proprio Giovanni il messaggero e la voce che annuncia l’arrivo del Messia (alterando i testi profetici l’evangelista li applica a Gesù). Preparate la via del Signore è un’espressione tipica del Deuteroisaia per indicare l’azione di Dio a favore del suo popolo (Is 40,3; 42,16.19; 49,11; 51,10) ed è spesso usata da Marco sia per indicare la strada per un viaggio (2,23; 4,4.15; 8,3; 10,17) sia nel senso metaforico di cammino per diventare discepoli (8,27; 9,33-34; 10,32.52; 11,8; 12,14). Il riferimento al deserto è un richiamo alle grandi opere compiute da Dio a favore del suo popolo e all’Alleanza sul Sinai (Es 19-24; Ger 2,2-3), ma anche luogo di tentazione e della ribellione di Israele (Es 16; Nm 11). Questi versetti, densi di richiami AT preannunciano anche gli eventi che stanno per essere narrati. L’uso dei testi biblici dimostra che l’evangelista condivideva la tensione universalistica del giudaismo postesilico. Il v. 3 segnala due attività di Giovanni: battezzare e proclamare; la prima indica una pratica diffusa sia nell’AT (esistevano diversi riti di purificazione, vedi Lv 14,5-6; Is 1,16), sia ai suoi tempi (vedi la comunità di Qumran). Ma Giovanni amministrava un battesimo che si riceveva una sola volta e comporta una conversione morale così che il suo battesimo è riconosciuto come originale e caratterizzato da una forte valenza escatologica.Si trattava infatti di un battesimo di conversione, dove conversione significa un’inversione, un tornare indietro, che richiama l’invito profeti al popolo a ritornare al precedente rapporto con Dio (prima del peccato). Lo scopo di tale rito è il perdono dei peccati, dunque il battesimo di “Giovanni è l’attuazione delle disposizioni interne del soggetto e il simbolo del perdono che questi spera di ricevere. Come mostrerà chiaramente il v. 5, la confessione dei peccati è il presupposto per ottenere il perdono”. (J. R. Donahue, D. J. Harrington). La seconda attività, proclamare crea un legame con Gesù e ai suoi seguaci. E’ un verbo che fa riferimento all’azione dell’araldo (keryx) che richiama l’attenzione dei presenti, un termine che Marco usa anche per indicare l’attività di Gesù (cfr.1,14) e dei discepoli. E’ questo un altro elemento tipico del prologo del suo vangelo: mettere in luce i rapporti tra Giovanni, colui che annuncia il Messia nella persona di Gesù. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Sebbene tutti i sinottici presentino Giovanni e la sua attività (cfr. Mt 3,1-12; Lc 3,1-18) Marco accentua il successo di tale attività ( tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme) e lo fa in vista del riferimento successivo a Gesù (al v. 8); la popolarità di Giovanni il Precursore è attestata anche da Giuseppe Flavio. Un altro riferimento simbolico è il fiume Giordano, luogo che segna il passaggio dal deserto alla terra promessa. La confessione dei peccati, sia in privato sia in pubblico era diffusa nel giudaismo (cfr. Lv 5,5; Sal 32,5) ed era diventata anche una forma di preghiera (cfr. Dn 9,4-19; Bar 2,6-10). Il perdono, atteso come effetto della conversione, è inteso in questo brano, come un dono del Regno di Dio che viene. In questa descrizione possiamo cogliere anche l’eco dell’esperienza dei primi lettori di Marco. Anch’essi, facendo riferimento alle promesse AT, hanno creduto al vangelo di Gesù, attraverso un cammino che ha comportato la conversione e il battesimo nella nascente comunità cristiana. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. Solo al v. 6 l’evangelista ci descrive l’aspetto di Giovanni con il chiaro intento di identificarlo come un profeta (in particolare Elia vedi 2Re 1,8; Zc 13,4). Il suo cibo è tipico di chi abita nel deserto. Secondo Ml 3,23; Sir 48,10-11 e altri, il profeta Elia doveva ritornare per un’ultima esortazione penitenziale alla vigilia del giudizio finale. L’attesa di un profeta degli ultimi tempi era diffusa in diversi ambienti (ai tempi di Gesù) e si appoggiava forse a Dt 18,15. (nota TOB). E proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Ora l’evangelista riferisce le parole della predicazione di Giovanni introducendole in modo solenne; al contrario di Matteo e Luca, il suo discorso non comporta parole di minaccia per il giudizio escatologico, ma si riferisce esclusivamente a Gesù, definito come colui che è più forte di me. L’attenzione è puntata su Gesù, che Giovanni annuncia; sebbene venga dopo di lui, esso è riconosciuto come più forte, con un richiamo al testo di Isaia (40,10) in cui il profeta afferma che Dio viene con potenza. Slegare i lacci dei suoi sandali era un’attività riservata allo schiavo: con questa affermazione Giovanni dichiara apertamente il divario tra lui e Gesù. Costui verrà subito descritto come un personaggio di grande forza, capace di sconfiggere l’uomo forte, Satana (cfr. Mc 1,22.27; 3,20.-27).
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. La nostra pericope termina con un nuovo paragone tra Giovani e Gesù che ne sottolinea la disparità, indicando la differenza tra i rispettivi battesimi. Il battesimo del primo non è che una preparazione a quello di Gesù che realizzerà una profonda trasformazione, attraverso la potenza di Dio.
Il testo parallelo nell’AT più vicino a questo versetto è Ez 36,25-26, dove leggiamo che Dio rinnoverà il suo popolo purificandolo con l’acqua e infondendo uno spirito nuovo (cfr. Gl 2,28; Is 44,3; Ez 39,29). L’indicazione dello Spirito Santo (qui nel senso della presenza di Dio potente e operante) indica l’opera globale della salvezza, iniziata con Gesù, la quale sembra essere intesa come la purificazione e santificazione escatologica per opera dello Spirito (nota TOB).
Monastero Matris Domini