Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
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Riprendiamo il vangelo di Marco, di cui avevamo letto l’inizio la seconda domenica di Avvento. La nostra lettura ripete gli ultimi due versetti del primo capitolo (vv. 7-8), quelli in cui è riportata con discorso diretto la predicazione di Giovanni Battista e continua con il racconto del battesimo di Gesù. Marco è troppo breve e sintetico per poterci accompagnare passo passo per tutto l’anno liturgico. Già nel tempo di Natale non lo abbiamo potuto leggere e di nuovo domenica prossima dovrà essere integrato con il vangelo di Giovanni. Oggi, festa del Battesimo di Gesù, ci soffermiamo dunque sulla breve cronaca che Marco ci fornisce di questo evento. Si tratta di un aspetto della vita di Gesù un po’ imbarazzante per la comunità cristiana: Gesù si mette in fila con i peccatori per ricevere un battesimo di conversione e di purificazione. Se fosse stato davvero Dio non avrebbe avuto bisogno di purificazione! Eppure è stato proprio così e il fatto che tutti e quattro i vangeli riportino il fatto è garanzia della sua storicità. Gesù ha scelto di cominciare la propria vita pubblica con un gesto penitenziale, si sottopone egli stesso al battesimo di conversione predicato da Giovanni. Questo atto con cui Gesù si adegua alla sua natura umana diventa un’epifania, una manifestazione della sua grandezza. Il Padre lo dichiara il Figlio amato, e facendo scendere su di lui lo Spirito Santo lo investe della sua potenza affinché possa cominciare la missione che è stato mandato a compiere.
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Giovanni parla di uno che viene dopo di lui. Il linguaggio utilizzato è quello dei cortei trionfali. Chi viene per ultimo è il personaggio più importante ed è preceduto da musicisti, banditori servitori. Giovanni si dichiara suo schiavo. Il compito di legare o sciogliere i sandali di un uomo importante infatti era affidato agli schiavi. Giovanni si dichiara addirittura indegno di compiere questo gesto già di per sé umile.
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Infatti in questo versetto Marco mette in luce la differenza sostanziale tra il battesimo di Giovanni e quello che darà Gesù. Giovanni ha battezzato, quindi la sua azione è ormai compiuta. Ha battezzato con acqua, un elemento naturale, simbolo di vita e di purificazione. Gesù battezzerà, la sua azione sta per iniziare. Battezzerà in Spirito Santo, cioè porterà una purificazione più radicale, la santificazione definitiva realizzata dallo Spirito Santo, quella che era attesa da alcuni gruppi spirituali di Israele (ad esempio la setta di Qumran).
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. Entra dunque in scena Gesù, colui che Giovanni stava annunciando. E’ interessante notare che Gesù veniva da Nazaret, dalla Galilea e non da Gerusalemme e dalla Giudea come tutti coloro che si stavano recando da Giovanni (v. 5). Egli viene da una zona più lontana, considerata un po’ ai margini, se non addirittura eretica. Ancora si dà un’indicazione geografica e storica. Gesù non viene dal nulla, ma da un luogo ben preciso. Segue la notizia del battesimo. Sembra che Marco voglia dire esattamente ciò che è successo senza abbondare troppo in particolari. La precisazione del fiume Giordano può essere un riferimento all’entrata di Israele nella terra Promessa. Si sta aprendo una nuova era nella storia del popolo di Dio.
E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. La manifestazione della Trinità dopo il battesimo è introdotta con un “e subito“, un intercalare tipico di Marco (che lo usa 42 volte nel vangelo). L’attenzione del lettore viene diretta non tanto al battesimo, quanto a ciò che è avvenuto dopo. Cosa è successo? I cieli si sono aperti. E’ una risposta al desiderio espresso in Is 63,19b (Se tu squarciassi i cieli e scendessi!): Dio si fa vicino, superando la barriera posta tra cielo e terra. Un altro squarcio è avvenuto alla morte di Gesù (Mc 15,38): il velo del tempio si è squarciato in due, annullando la separazione tra lo spazio sacro riservato a Dio e quello degli uomini. Lo Spirito discende su Gesù come una colomba. Per indicare lo Spirito si usa il simbolo della colomba, che ha diversi richiami nel testo biblico. La ritroviamo in Gn 1,2: lo Spirito che aleggia sulle acque prima della creazione. Gen 1,2: la colomba che annuncia la fine del diluvio in Gn 8,11. In Os 11,11 è simbolo di Israele. Nel Cantico dei Cantici (1,15) è uno dei modi in cui viene chiamata la sposa. Il simbolo della colomba rimane qui un po’ difficile da decifrare. Lo Spirito Santo accompagna l’investitura di Gesù. Il rappresentarlo come colomba significa forse che qualcosa di nuovo sta cominciando.
E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Tutto quello che avviene dopo il battesimo sembra abbia come testimone soltanto Gesù e non Giovanni, né tantomeno altre persone presenti. Anche queste parole che vengono dal cielo sono sentite da lui solo. Si tratta delle parole che accompagnano la sua investitura. Egli è riconosciuto come figlio (come il discendente di Davide nella profezia di Natan, 2Sam 7,14). In lui Dio ha posto il suo compiacimento, come nel servo di Jahvé di Isaia (Is 42,1, il servo sofferente). Ancora si può pensare a Isacco, figlio prediletto di Abramo, che Dio chiese in sacrificio. In questo versetto troviamo condensate le caratteristiche più importanti della figura di Gesù.
Monastero Matris Domini