…è un’espressione che spesso precede certe confessioni private o pubbliche che finiscono per lasciare un sapore amaro. Molti si vantano di esprimere il proprio pensiero in maniera diretta, totalmente priva di qualsiasi riserva. Una società apparentemente e brutalmente sincera? Indubbiamente la rabbia, il disincanto e un fastidio quasi insanabile verso ogni cosa pubblica sembrano prendere il sopravvento in un Continente in profondissima crisi.
Il populismo dilaga e la sincerità a briglia sciolta fa tendenza in un giornalismo aggressivo.
Nel privato tutto ciò che ieri era coperto dall’inibizione, facilmente diventa oggetto di esibizione; il pudore per l’intimità cede al narcisismo; le barriere del rispetto e del galateo cadono… Una sincerità selvaggia sconfina nell’arte di confondere la bugia con la verità.
Si tratta di un fatto culturale che espone, nel corso dell’esistenza, alla tentazione umana della ‘doppia vita’, dalla quale nessuno è esente.
Forse si parla troppo, si crede di fare le cose… parlando. È certo però che nella vita le parole non sono solo parole: sono ‘cose’ che fanno storia anche a distanza di anni.
È nel loro uso che la rettitudine è rara, anche fra cristiani impegnati e religiosi. Realtà che, in parte, affonda le sue radici in un’educazione formalistica, fatta di sorrisi e di un’ospitalità che non è l’evangelica ‘ospitalità del cuore’! Certe gentilezze e frasi fatte -riflette il gesuita F. De Gasperis – non significano nulla e forse dicono il contrario di quello che si sente e si pensa. Di fatto la tendenza a dire tutto a tutti e in tutte le circostanze coesiste con la notoria tendenza contemporanea a escludere la confessione frequente dalla propria vita. Ci si può chiedere cosa si celi dietro simile situazione…
L’eccesso di sincerità – apparente sincerità, sincerità appena verbale, desiderio di “mostrarsi” sinceri e aggressivamente critici…- in non pochi casi nasconde la propriavulnerabilità.
Una sorta di autodifesa, messa in atto per evitare ‘attacchi’ esterni. Può anche mal celare l’intenzione di offendere di proposito qualcuno, o dimostrare che la propria opinione conta più di tutto… Così però ci si autoinganna, si costruiscono castelli d’illusioni e ci si va ad abitare.
Gli uomini, diceva Tristan Bernard, sono sempre sinceri, ma cambiano spesso sincerità. E, se mentire ad altri è grave, sul piano personale mentire a se stessi è come utilizzare una bussola guasta per orientarsi nel cammino. Ne va di mezzo la felicità personale dalla quale in buona parte dipende l’autenticità dei propri rapporti.
Serve allora il gusto evangelico di quell’essere limpidi che mette insieme parola, cuore e fatti concreti. E serve quel sale della vita che è coltivare dubbi, mettersi in discussione e correggersi in modo trasparente da ogni falsa sincerità.
Luciagnese Cedrone ismc