Custode delle notizie: una vera e propria missione
Si celebra domenica 13 maggio c.a., giorno della festa liturgica dell’Ascensione, la 52.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema “La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace”. Papa Francesco che per questa giornata pubblica il messaggio, si è soffermato più volte sul tema della verità nell’informazione a partire dal discorso rivolto agli operatori dei media, tre giorni dopo la sua elezione alla Cattedra di Pietro. In quell’occasione, il 16 marzo del 2013, Francesco ricordava ai giornalisti che la loro professione “comporta una particolare attenzione nei confronti della verità”.
Sulla centralità della verità, il Papa si sofferma nel discorso al Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti italiani, il 22 settembre del 2016. “Amare la verità – sottolinea Francesco – vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro”. Bisogna dunque “vivere e lavorare”, “con coerenza rispetto alle parole che si utilizzano per un articolo di giornale o un servizio televisivo”. Torna sull’argomento anche nell’intervista al settimanale cattolico belga “Tertio” il 7 dicembre 2016. La disinformazione, afferma, “è una cosa che può fare molto danno nei mezzi di informazione”. “La disinformazione è probabilmente il danno più grande che può fare un mezzo, perché orienta l’opinione in una direzione, tralasciando l’altra parte della verità”. Ribadisce poi con forza che i media devono essere “molto limpidi, molto trasparenti”.
Il 16 dicembre 2017, parlando ai membri dell’Unione stampa periodica italiana e della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Francesco mette in guardia sui danni che può arrecare all’informazione “l’ansia della velocità” e “la spinta al sensazionalismo”. Si avverte, chiede il Papa, “la necessità di un’informazione affidabile con dati e notizie verificati, che non punti a stupire e a emozionare, ma piuttosto si prefigga di far crescere nei lettori un sano senso critico”. Solo così, conclude il Papa, si “eviterà di essere costantemente in balia di facili slogan o di estemporanee campagne d’informazione, che lasciano trasparire l’intento di manipolare la realtà, le opinioni e le persone stesse, producendo inutili polveroni mediatici”.
Non poteva essere più attuale, dunque, il tema scelto quest’anno da Papa Francesco.
Per inquadrare uno scenario sempre più caratterizzato da un sovraccarico informativo, dove ogni utente può trasformarsi in un produttore di contenuti, si può partire dai numeri: in appena 60 secondi, vengono pubblicati 3 milioni di contenuti su Facebook, 430mila tweet, compiute 2 milioni e 315mila ricerche su Google, inviate 150 milioni di email e 44 milioni di messaggi su WhatsApp, visualizzati 2 milioni e 700mila video su YouTube.
È questo il contesto che si trova a fronteggiare il giornalista, alle prese con lettori/utenti sommersi da un tale flusso di informazioni che ne cattura l’attenzione e spesso li rinchiude in “camere dell’eco” dove si rafforzano soltanto le proprie convinzioni. Per tale ragione il Papa si rivolge al “custode delle notizie” che, “nel mondo contemporaneo, non svolge solo un mestiere, ma una vera e propria missione”. Nella “frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop”, il giornalista deve infatti “ricordare che al centro della notizia non ci sono la velocità nel darla e l’impatto sull’audience, ma le persone”. L’invito di Francesco è a “promuovere un giornalismo di pace, non intendendo con questa espressione un giornalismo ‘buonista’, che neghi l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati. Intendo, al contrario, un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce”. Un giornalismo, prosegue il Santo Padre, “che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale”.
Definendo “lodevoli le iniziative educative che permettono di apprendere come leggere e valutare il contesto comunicativo” tanto quanto “le iniziative istituzionali e giuridiche”, Francesco si spinge oltre e individua una chiave di lettura per prevenire e identificare i meccanismi della disinformazione: la definisce “logica del serpente”, colui il quale “si rese artefice della ‘prima fake news’ (cfr. Gen 3,1-15), che portò alle tragiche conseguenze del peccato, concretizzatesi poi nel primo fratricidio (cfr. Gen 4) e in altre innumerevoli forme di male contro Dio, il prossimo, la società e il creato”. La strategia di questo “abile ‘padre della menzogna’ (Gv 8,44) è proprio la mimesi, una strisciante e pericolosa seduzione che si fa strada nel cuore dell’uomo con argomentazioni false e allettanti”. Di fronte al “virus della falsità”, riconosce il Papa, il “più radicale antidoto” è lasciarsi “purificare dalla verità”.
D.S.