Sui passi della Parola
Cinquant’anni sono tanti nella vita di un persona ma pochi nella storia della Chiesa che ha 2000 anni di vita. Dalla fine del Concilio a oggi il cammino sui passi della Parola è stato notevole. La Dei Verbum, Costituzione conciliare breve, ma portale d’ingresso e fondamento della teologia conciliare, liberò la Bibbia da secoli di emarginazione e dall’essere considerata contenitore di frasi a sostegno di definizioni dogmatiche. Grazie alla DV, intorno alla Bibbia, divenuta accessibile a tutti, e alla sua interpretazione, s’iniziò una ‘rivoluzione copernicana’. Gli studiosi della Bibbia, finalmente, poterono, senza timore, utilizzare i nuovi metodi esegetici della scienza biblica valorizzando la filologia, l’archeologia, ecc…; confrontarsi con la scienza; approfondire il dialogo ecumenico. Tra cattolici e cristiani di altre confessioni si rafforza un’ inedita collaborazione: la traduzione interconfessionale della Bibbia in molte lingue parlate nel mondo è evidente testimonianza. Per quanto riguarda il popolo di Dio: «E’ motivo di gioia vedere la Bibbia presa in mano da gente umile e povera, che può fornire alla sua interpretazione e alla sua attualizzazione una luce più penetrante, dal punto di vista spirituale ed esistenziale, di quella che viene da una scienza sicura di se stessa» (cfr. Interpretazione della Bibbia nella Chiesa, n. 23, 1993).
Senza il Vaticano II e la Dei Verbum questi passi sarebbero stati impensabili e impossibili. Come ogni cammino anche quello biblico ha incontrato incertezze, difficoltà e inevitabili arresti.
Nello studio ‘scientifico’ della Bibbia è venuta, in alcuni casi, a mancare l’ottica dell’ incarnazione che considera la Parola di Dio, contenuta nella Scrittura, come ‘parola di Dio espressa in parole umane’: «Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo» (n.13). La parola di Dio è veramente Parola, che crea relazione, perché è comunicata con la lingua umana, possibile a comprendersi, così come la persona di Gesù comunica tutta la sua divinità nella sua umanità, che lo rende uno di noi. Divenuta carente questa ‘precomprensione di fede’, tipica dell’esegeta credente (DV 12), l’esegesi biblica, a volte, ha sconfinato nella storiografia o nella letteratura, sia pure di tipo particolare.
La Bibbia è, invece, Scrittura sacra che contiene la parola di Dio da scrutare con fede!
Nella pastorale biblica, per una carente formazione, si costatano altri aspetti problematici. Due in particolare: la lettura fondamentalista che interpreta il testo biblico alla lettera, così come si presenta, a prescindere dalla corretta interpretazione e mediazione ecclesiale; la lettura spiritualista che nella Bibbia cerca quello che dice o piace a me, attribuendo questa lettura allo Spirito! L’interpretazione biblica richiede, invece, l’esegesi, cioè, l’«azione del condurre fuori, del tirar fuori». Per condurre fuori bisogna, comunque, entrare dentro, senza pregiudizi. L’esegesi credente conduce ‘fuori’ il significato del testo e cogliendo il messaggio che Dio, oggi, rivolge a me.
La Chiesa, in questi cinquant’anni di cammino postconciliare, alle problematiche che andavano emergendo, risponde con numerosi interventi. Sono significativi alcuni documenti della Pontificia Commissione Biblica (PCB), istituita il 30 ottobre nel 1902 da Leone XIII. Il documento l’ interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993) fa chiarezza sui metodi d’interpretazione della Bibbia, mostrando l’utilità e la relatività di ognuno di essi; Il popolo ebraico e le sue sacre Scrittura nella Bibbia cristiana (2001) chiarisce lo stretto e indistruttibile rapporto tra Antico e Nuovo Testamento, facendo avanzare il dialogo tra cristiani ed ebrei, nella chiarezza, stima e affetto reciproci; L’ispirazione e verità delle sacre Scritture (2014) esamina quale verità di fede si trova al centro della testimonianza della Scrittura ispirata. Infine, nel 2008, a seguito del Sinodo sull’Eucaristia, si celebra quello sulla: “La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Questo Sinodo, sollecitato da numerosi pastori e fedeli della Chiesa universale, vuole chiarire gli aspetti fondamentali della verità sulla Rivelazione, accendere la stima e l’amore profondo per la Sacra Scrittura; rinnovare l’ascolto della Parola di Dio, nella liturgia, nella catechesi e con l’esercizio dellaLectio divina.
Il Sinodo ha spiegato che la formula parola di Dio (Dei Verbum) è analogica: si riferisce cioè, a realtà diverse benché affini tra di loro. La Bibbia contiene la parola di Dio, ma non la circoscrive né la esaurisce, le rende però un’autorevole e indiscutibile testimonianza. La parola di Dio eccede la Scrittura la quale è anch’essa parola di Dio per la vita dei credenti.
Come intendere il rapporto corretto tra Bibbia e parola di Dio?
In cammino su sane radici
· Papa Giovanni XXIII definì il Concilio «novella Pentecoste» (24 ottobre 1962); Paolo VI «rinnovamento e aggiornamento» (2 luglio 1969); Giovanni Paolo II «sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre»(NMI, 57); Benedetto XVI «la magna charta del cammino della Chiesa molto essenziale e fondamentale» (24 luglio 2007); Francesco «Apertura a una permanente riforma di sé (Chiesa) per fedeltà a Gesù Cristo» (EG, n.26, 24 novembre 2013).
· L’8 dicembre 2015 inizia l’anno giubilare speciale della misericordia. Come non ricordare l’ottica della misericordia che caratterizza il discorso di apertura del Concilio Vaticano II?
«La Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore…; la Chiesa Cattolica … vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati» (11 ottobre 1962).
· La Vita Consacrata, in questi anni, è stata ripetutamente invitata a vivere un contatto profondo con la Parola: «La vita consacrata alla scuola della Parola, riscopre di continuo la sua identità e si converte in “evangelica testificatio” per la Chiesa e per il mondo. Chiamata ad essere “esegesi” vivente della Parola di Dio (cf. Benedetto XVI, 2 febbraio 2008), è essa stessa una parola con cui Dio continua a parlare alla Chiesa e al mondo» (cfr. ad esempio, Proposizioni al Sinodo sulla parola di Dio, n. 24).