Si chiamano “Chaire Gynai”, frase in greco che sta per “Benvenuta donna”, le due case per le rifugiate con bambini e per le migranti in situazioni di vulnerabilità nate a Roma su iniziativa della Congregazione delle suore Missionarie Scalabriniane. Il progetto è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione della Sezione “Migranti e Rifugiati” del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, dalla Uisg (Unione Internazionale Superiore Generali) e dalla Conferenza episcopale italiana.
Le Scalabriniane hanno coinvolto anche le Suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù che hanno messo a disposizione gli spazi. «Oggi anche altre Congregazioni religiose femminili contribuiscono alla buona riuscita del progetto», riferisce una nota.
Nelle due case – tra le prime in Italia – che sorgono in via della Pineta Sacchetti e in via Michele Mercati, sono accolte donne che hanno già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiate in Italia o che potrebbero regolarizzare la loro condizione migratoria. Nelle due case si potrà stare per un periodo che va dai sei mesi a un anno al massimo, fino a che non abbiano raggiunto una completa autonomia e integrazione. Al momento sono ospitate 17 donne e 7 minori, provenienti da Siria, Uganda, Senegal, Congo, Camerun, Etiopia, India e Burundi.
Una nigeriana, una congolese e una somala sono state le prime entrate nella casa. Si tratta di persone che hanno avuto nelle loro comunità una serie di percorsi professionali che potrebbero essere utili in un processo di integrazione. Tra loro c’è anche una avvocatessa esperta di diritti umani.
“Valorizziamo il principio della dignità umana, il diritto alla libertà e all’uguaglianza, la valorizzazione delle persone e la loro tutela – spiega suor Eleia Scariot, scalabriniana, coordinatrice del progetto -.
L’intenzione è quella di sostenere le donne nel loro percorso di integrazione e valorizzazione professionale. La base è il riscatto della speranza: queste donne ricevono aiuto e accompagnamento umano e professionale, vivendo esperienze di convivenza, di divertimento e di spiritualità che siano rivitalizzanti per riscattare la stima di loro stesse, spesso ferita durante il loro viaggio migratorio. Allo stesso tempo queste donne e i loro figli potranno contribuire alla costruzione di una società diversa, qui nel territorio romano, dove sono inserite”.
«Per noi – spiega suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane – lavorare con i migranti è una grande grazia che conferma la nostra missione. Ringraziamo Papa Francesco per il suo appello e la sua chiamata rivolte a tutto il mondo, invitandoci ad assumere quanto a lui sta cuore, cioè le donne migranti e rifugiate con bambini».