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Primo Piano

Una Settimana speciale, una Settimana piena di gioia e commozione, di responsabilità e di dovere…

Cercate di essere veramente giusti (Dt 16,18-20)

Una Settimana speciale, una Settimana piena di gioia e commozione, di responsabilità e di dovere, poiché ha come scopo la realizzazione della volontà del nostro Salvatore Gesù Cristo: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21). Trovandoci tuttavia in un mondo inquieto e pieno di arroganza, dove spesso i problemi, gli antagonismi, le inimicizie e le guerre fanno rumore, si corre il rischio di giungere alla propria autodistruzione. Noi cristiani, d’altra parte, continuiamo a essere di scandalo con la nostra divisione e, soprattutto, a essere indifferenti, mostrando irresponsabilità e indolenza davanti alla grandezza di Dio, davanti ai doni e ai beni di Dio nei nostri confronti. Come cristiani, siamo stati chiamati a mostrare una comune testimonianza per affermare la giustizia e per essere strumento della Grazia guaritrice di Dio in un mondo frammentato. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019 è stata preparata dai cristiani dell’Indonesia. Il numero dei suoi abitanti ammonta a circa 265 milioni, di cui l’86% professa l’Islamismo, mentre il 10% il Cristianesimo di varie confessioni. Conta circa 1340 gruppi etnici differenti e oltre 740 idiomi locali, pur essendo unita da una lingua nazionale. Nonostante la diversità di etnia, lingua e religione, gli indonesiani hanno vissuto secondo “il principio della solidarietà e della collaborazione”. Anche le guide mistiche e pastorali delle nostre chiese – il Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo, così come vari leader e assemblee delle Chiese della Riforma – diverse volte hanno sottolineato l’importanza della solidarietà e della collaborazione. Il Patriarca Bartolomeo proclama: “La solidarietà è la civiltà del futuro”. È verità incontestabile che questa realtà “implica il condividere tutti gli aspetti della vita, del lavoro, dolori e gioie. Significa considerare tutti cari fratelli in Cristo Gesù, nato, crocifisso e resuscitato per noi”. Ecco come i versetti del Deuteronomio (16,18-20) diventano vita e l’uomo vive come giusto nel proprio cammino, considerando il prossimo come proprio autentico fratello in Cristo. Questa armonica atmosfera e divina situazione di amore e solidarietà è terribilmente minacciata in modo nuovo e con nuovi mezzi. Così la collaborazione svanisce e “viene in netto contrasto” con la corruzione, la quale si manifesta in diversi modi e minaccia la giustizia e il rispetto della legge. Questa situazione diviene manifesta soprattutto nei casi in cui è necessario promuovere la giustizia e sostenere i deboli. Allora si viene facilmente in contrasto con la giustizia, allargando così “il divario tra ricchi e poveri e, di conseguenza, un paese ricco di risorse soffre lo scandalo di avere molta popolazione che vive in povertà”. Vedendo questa difficile condizione, i cristiani diventano consapevoli della loro responsabilità, qualora non facciano nulla per l’unità e non diano una risposta alla realtà dell’ingiustizia in modi sempre più appropriati ed efficaci.   Certamente, il nostro Signore e Dio ci dà un dono soprannaturale, un dono inestimabile, di comunicare, cioè con lui, e di seguirlo sulla strada della preghiera per rendere nostra vita le parole che ha rivolto al Padre prima della sua Passione: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21). Udendo e custodendo le sue parole siamo forti e possiamo testimoniare con cuore vivo e una sola bocca che, vivendo la volontà di Dio, vivremo anche l’unità. Ma anche camminando assieme e avendo Cristo in mezzo a noi, potremo combattere l’ingiustizia ed essere preziosi fratelli di quanti sono vittime dell’ingiustizia. Dopo tutto quello che è stato esposto, possiamo fare nostre, come hanno sperimentato anche i cristiani dell’Indonesia, le parole del Deuteronomio “cercate di essere veramente giusti” (16,18-20). Queste parole parlano in modo vigoroso, come le nostre esperienze di vita dimostrano, della situazione dell’umanità di oggi e delle sue necessità. Sappiamo molto bene che il Popolo di Dio rinnova l’impegno all’alleanza che Dio ha stabilito prima che esso entrasse nella terra promessa. Nel Deuteronomio (16, 14) troviamo il tema centrale del capitolo in cui si parla della Festività che il Popolo dell’Alleanza deve celebrare: “Dopo ogni festeggiamento il popolo è istruito…farete festa voi, i vostri figli e le figlie, i vostri schiavi e le schiave, i leviti, i forestieri, gli orfani e le vedove che abiteranno nelle vostre città”. Sarebbe una cosa significativa se scoprissimo anche noi, tutto il mondo cristiano, quello stesso spirito di festa che i cristiani indonesiani cercano di riscoprire. È noto d’altra parte che “le delizie del banchetto celeste saranno date a quelli che hanno fame e sete di giustizia e che sono perseguitati, perché ‘Dio vi ha preparato in cielo una grande ricompensa’”. (Mt 5, 12).

La Chiesa di Cristo è la salvezza e il futuro dell’umanità. La divisione è opera del Male e, di conseguenza, è fallimento del popolo, che non riuscirà ad essere segno dell’amore. Non dobbiamo dimenticare che l’ingiustizia non solo ha reso più pericolosa la divisione sociale, ma ha anche alimentato le divisioni nelle chiese, che sono giunte al punto di vivere separatamente per più di mille anni, a volte con fanatismo, odio, senza preghiera e solidarietà. Senza dubbio le divisioni esistenti sono causa dell’ingiustizia. Tutti i cristiani si devono inginocchiare ai piedi della Croce di Cristo, l’unico modello di amore, di fede, di speranza, di pace e di unità. L’unico vero amore con cui nessuno altro amore può essere paragonato. La rivelazione dell’amore sulla Croce di Cristo, tramite il suo sangue, che ha fondato la Chiesa e la salvato l’uomo, è l’unica arma spirituale, con la cui grazia possiamo sconfiggere l’ingiustizia. Dio è Misericordioso, attende la nostra continua preghiera ogni giorno. Non è sufficiente una volta all’anno in modo ufficiale per dimostrare la nostra volontà. Unità e giustizia sono due realtà che arricchiscono la comprensione della comunione ecumenica e costruiscono una società pacifica e spiritualmente prospera. La potenza di Cristo perdona, guarisce, protegge e salva. Preghiamo perché la nuova Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2019 illumini, tramite lo Spirito Santo, altri fedeli a diventare diaconi ed evangelizzatori della Volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21), generosi discepoli e potenti testimoni dell’amore, della pace e della solidarietà. Noi, riconoscendo che il nostro Signore e Dio è bontà e misericordia, giustizia e verità, possiamo portare il nostro messaggio che il Signore è la nostra Luce, la nostra Salvezza. Se Dio non fosse giusto, se Cristo non avesse compiuto la volontà del proprio Padre, se Dio non avesse amato l’uomo, la sua salvezza sarebbe stata solo un miraggio. Se l’uomo di oggi non è giusto, se non compie la volontà di Dio, se non ama il proprio prossimo, è impossibile raggiungere la Croce del nostro Salvatore, per invocare da un lato la sua grazia, per combattere l’ingiustizia, mentre dall’altro per avere la misericordia per purificare le nostre anime e così riuscire a conseguire l’unità.

 

Presentazione a cura di

Ambrogio Spreafico – Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino

Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI

Metropolita Gennadios

Arcivesco Ortodosso d’Italia e di Malta

ed Esarca per l’Europa Meridionale

Pastore Luca Maria Negro

Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia